L'odio politico continua a colpire, anche 50 anni dopo. Diventa un caso la vergognosa uscita di Luigi Borasio, ex sindaco di sinistra di Verolengo, piccolo comune della città metropolitana di Torino, che ha definito Sergio Ramelli "un picchiatore neofascista". Una frase, quella riguardo all'assassinio del 18enne studente milanese avvenuto nella primavera del 1975 a opera di estremisti di sinistra, che ha convinto la famiglia di Ramelli a esporre una denuncia.
Per la precisione, opponendosi alla scelta dell'amministrazione comunale di intitolare il parco giochi di frazione Arborea a Ramelli, Borasio ha accusato lo studente di far parte "di un gruppo di neofascisti extraparlamentari avvezzi alla lotta fisica. È solo un caso se è stato ucciso anziché essere l’assassino".
Beppe Sala e la memoria selettiva: "No alla scuola per Ramelli"
«La memoria è un dovere», sosteneva Primo Levi. Ma per esercitare l’esercizio del ricordare, pe...A chiarire una volta per tutte, se ancora ce ne fosse bisogno, chi è stato Ramelli e a smentire su tutta la linea la "versione", se così si può chiamare, di Borasio è Guido Giraudo, autore del libro Sergio Ramelli, una storia che fa ancora paura: "Tali affermazioni sono frutto di totale e volgare ignoranza, oltre che di palese malafede. Anche un ragazzino delle medie prima di scrivere aberrazioni di codesta portata avrebbe compiuto lo sforzo di informarsi, magari anche solo su Wikipedia, scoprendo che Sergio Ramelli non fu ucciso durante scontri, ma a seguito di un vile agguato, in otto contro uno, sotto casa sua, ripetutamente colpito al capo con chiavi inglesi, morendo dopo 47 giorni di agonia".
Il Ramelli di sinistra ignorato dalla sinistra
Che strana questa sinistra. È talmente impegnata ad attaccare i morti altrui che finisce per scordare i suoi. Un ...Ramelli "non faceva parte di un 'gruppo di neofascisti extraparlamentari' ma dell’organizzazione giovanile (Fronte della Gioventù) di un partito democraticamente riconosciuto e rappresentato in Parlamento (Movimento Sociale Italiano)". Sergio "non era 'avvezzo alla lotta fisica', a meno che si consideri tale l’aver subito decine di aggressioni a scuola e nei pressi della sua abitazione" e "non compì mai alcuna azione violenta o illegale, lo accertarono senza ombra di dubbio i magistrati che svolsero le indagini e lo confermarono i giudici del Tribunale".
Si tratta, spiega Giraudo, di "inappellabbili verità, riportate anche in diversi libri di recente pubblicazione e scritti da autori di differenti estrazioni politiche". Per questo "le menzognere affermazioni di Borasio appaiono particolarmente gravi e pericolose, perché dettate da un eccezionale livore ideologico che supera ogni limite di vergogna arrivando a configurarsi come autentico incitamento all’odio".