Prevedibile, inevitabile, pavloviano, dopo l’annuncio di Emmanuel Macron è scattato il riflesso a sinistra: facciamo come la Francia! È un coro che parte da Giuseppe Conte: «Dopo la Spagna anche la Francia annuncia il riconoscimento della Palestina di fronte al genocidio e ai piani di deportazione di massa a danno dei palestinesi. E l’Italia?». Elly Schlein si accoda poco dopo: «Voglio manifestare apprezzamento perché anche la Francia ha deciso di riconoscere la Palestina, dobbiamo ottenere che anche il governo italiano lo faccia». E come lei il verde Angelo Bonelli («È una buona notizia il riconoscimento da parte della Francia dello Stato di Palestina, è una brutta notizia che il governo italiano non faccia lo stesso»), il segretario di Più Europa Riccardo Magi («Giorgia Meloni dovrebbe seguire Macron») e tanti altri. Si distingue, anche in questo caso, Carlo Calenda, che chiede invece alla «comunità internazionale», e dunque a un’azione concertata dei governi, e non solo a quello di Roma, di riconoscere lo Stato palestinese.
La questione diventa un altro tema di scontro tra centrodestra e opposizione. Il governo, infatti, è contrario, e la decisione di Macron non basta certo a far cambiare posizione a palazzo Chigi e alla Farnesina. Antonio Tajani affronta l’argomento aprendo i lavori del consiglio nazionale di Forza Italia: «Il riconoscimento del nuovo Stato palestinese deve avvenire in contemporanea con il riconoscimento da parte loro dello Stato di Israele». A differenza della sinistra, spiega, «a noi interessa la pace, non la vittoria di uno sull’altro».
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"Altro che il 10% immaginato da Giorgia Meloni, che era comunque preoccupante per le imprese Italiane. Trump ha an...È anche la posizione di Forza Italia, e sono parole che scandalizzano la sinistra. Laura Boldrini giudica «sconcertante che il ministro Tajani risponda che il riconoscimento del nuovo Stato palestinese deve avvenire in contemporanea con il riconoscimento da parte loro dello Stato di Israele. Qualcuno spieghi a Tajani che l’Autorità nazionale palestinese riconosce già Israele, da tempo». La colpa, quindi, sarebbe tutta di Israele e di chi ancora ha la forza di sostenerlo, come il governo italiano.
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La firma è del segretario di Stato americano Marco Rubio e il documento su cui è apposta non usa mezzi ter...Tajani, però, ha posto condizioni molto diverse da quelle che gli attribuisce il Pd. «Che oggi Israele riconosca l’Anp e che l’Anp riconosca Israele è un dato di fatto. Ma l’Anp non è uno Stato», spiegano alla Farnesina. «Affinché lo diventi, ad esempio, deve essere membro a pieno regime delle Nazioni Unite e non un semplice osservatore come è oggi. E soprattutto il riconoscimento deve avvenire dopo che saranno stati risolti alcuni problemi importanti. Gaza, che oggi è nelle mani di Hamas, farà parte dello Stato palestinese? Tutti immaginiamo di sì, ma chi la governerà?». Dunque, occorre prima «stabilizzare Gaza e arrivare a un assetto politico e istituzionale stabile», che necessita di alcuni anni di intervento delle Nazioni Unite e forse di una forza militare a guida araba.
Il percorso, quindi, è lungo pure per un governo, come quello italiano, che resta favorevole all’ipotesi «due popoli, due Stati». Anche perché, spiegano ancora dalla Farnesina, riconoscere oggi la Palestina come uno Stato «non avrebbe nessun effetto concreto sulla possibilità di far cessare la guerra a Gaza, di ristabilire il controllo dell’Anp o di una forza palestinese moderata su Gaza, di permettere all’Autorità palestinese di prendere il controllo sia della Cisgiordania che di Gaza».
Anche il presidente della Camera, il leghista Lorenzo Fontana, che pure giudica «sproporzionata» l’operazione militare di Israele nella Striscia, mostra enorme cautela nel commentare la proposta francese. «Da un lato», spiega rispondendo ai giornalisti durante la cerimonia della consegna del Ventaglio, «potrebbe essere una cosa positiva riconoscere l’Autorità palestinese per depotenziare Hamas, ma temo che il consenso di Hamas nella Striscia non sia calato e che Hamas non sia così tanto in difficoltà. Dall’altro, il rischio è che Israele, sentendosi accerchiato, possa aggravare la situazione». Insomma, chiosa Fontana mostrando un certo scetticismo, «la cosa non mi vede contrario, però non so se si risolverebbe il conflitto». In ogni caso, avverte, il riconoscimento non potrà in alcun modo tradursi nella legittimazione di Hamas, che ha «grosse responsabilità» anche per le sofferenze dei palestinesi e deve restituire gli ostaggi. Più netta la posizione della Lega, affidata a una breve nota: «Riconoscimento dello Stato palestinese? Prima il rilascio di tutti gli ostaggi e lo scioglimento del gruppo terrorista islamico di Hamas».