Due amiconi e un’eminenza grigia. È il terzetto che conosce tutti i segreti di Matteo Ricci, ex sindaco di Pesaro, indagato per concorso in corruzione. Domani il candidato del campo largo (per ora e Giuseppe Conte permettendo) a governatore della Regione Marche è atteso in Procura per essere interrogato. L’interessato, alla cena di partenza della sua campagna elettorale, ha improvvidamente dichiarato di parlare da quasi un anno con i magistrati. Stavolta però sarà diverso, le toghe avranno una penna in mano e tutto quello che dirà Ricci potrà essere usato contro di lui. Gli amiconi sono Stefano Esposto, presidente delle associazioni culturali gemelle, Stella Polare e Opera Maestra, e Massimiliano Santini, ex organizzatore di eventi per il Comune e braccio destro dell’attuale candidato alla Regione.
Con l’ex sindaco condividono l’accusa per corruzione, alla quale aggiungono quelle di turbativa d’asta e indebita percezione di erogazioni pubbliche il primo, anche quelle di peculato e falso ideologico il secondo. Secondo i magistrati avrebbero fatto la cresta sugli affidi senza appalto che il Comune assegnava per promuovere un po’ la città e tanto Ricci. Santini si sarebbe intascato 106mila euro, Esposto 82mila. Tutto avveniva attraverso le due associazioni di cui sopra fondate da quest’ultimo, che decidevano a chi assegnare le opere, dal casco di Valentino Rossi in Piazza al murales di Liliana Segre, fino alla gestione di parte degli undici milioni stanziati dall’allora governo giallorosso per una fantomatica Casa Tecnologica della città, un po’ reale e un po’ virtuale.
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Matteo Ricci è in stato confusionale. C’è da capirlo. Si sognava governatore delle Marche con vista ...I due hanno altre tre cose in comune. La prima è che Ricci li ha scaricati. Di Santini ha detto che, se c’è stato qualche reato, «la responsabilità è del collaboratore e non del sindaco, la cui unica colpa al massimo è stata sbagliare a sceglierlo». Quanto a Esposto, ha sostenuto di conoscerlo a mala pena. La seconda è che, chiamati dai pm per essere interrogati, hanno tenuto la bocca chiusa, ma hanno fatto capire che non sarà per sempre: parleranno a tempo debito. Nella partita di poker dello scaricabarile tra loro e l’ex sindaco, descritto in città allo stesso tempo benefattore e persecutore della coppia, hanno fatto un giro di “parol”: attendono di sapere quanto fango Ricci gli verserà addosso, per poi rispondere. L’altra cosa in comune è l’avvocato. Santini si è preso la mamma, Paola Righetti; Esposto il figlio, Gherardo Saragoni Lunghi.
La loro storia è la seguente: Santini, licenza di terza media, è un ragazzo attivo quanto scombinato che approda in consiglio comunale. Ricci lo fa dimettere per assegnarli l’incarico, a 28mila euro lordi l’anno, di uomo di fiducia sugli eventi e già che c’è anche per occuparsi dei suoi social. Nel frattempo l’uomo mette in piedi due famiglie compra un rustico in una zona di pregio, al quale cambia destinazione e che ristruttura. Secondo i pm le consulenze ai professionisti e pezzi d’arredo della casa sarebbero stati pagati con i soldi del Comune, transitati dalle due associazioni. Chi non gli vuole bene, si chiede come quel ragazzo un po’ al limite della notte abbia potuto imbarcarsi in un’impresa immobiliare così impegnativa. Uno che, per intendersi era già finito nei guai coni pm perché, da candidato, aveva fotografato e messo in rete la scheda con il suo voto, per sé e per la collega con la quale era in cordata.
Comunque da quando, un anno fa, c’è stato il passaggio di consegne in Comune tra Ricci e il suo successore, il dem Andrea Biancardi, più o meno in concomitanza con lo scoppio di Affidopoli, così è stata ribattezzata l’inchiesta, Santini non ha più l’incarico in Comune. Si dice sbarchi il lunario lavorando in pescheria, ma sarebbe in aspettativa, causa stress giudiziario. Più misteriosa la figura di Esposto. È il presidente delle due associazioni, incarico per il quale lo avrebbe suggerito l’amico. L’inchiesta nasce da lui, perché è a lui che la giornalista del Resto del Carlino, Antonella Marchionni, ha telefonato per chiedergli come mai le opere di giardinaggio in piazza Gabriele D’Annunzio sono costate al Comune 45mila euro, visto che praticamente sul posto non ci sono alberi. Esposto si è dato. Poi si è scoperto che i soldi erano transitati da Opera Maestra, che ha sede nella casa di sua madre, e che erano stati spesi per fabbricare il super casco di Valentino Rossi, da apporre sulla piazza. Solo che per quell’installazione il sindaco Ricci aveva chiesto, e ottenuto, sponsorizzazioni anche a svariati imprenditori pesaresi. Dov’è finita tanta grazia?
E infine c’è lui, l’intoccabile; colui che, quando Ricci ha scaricato la sua squadra, ha risposto tramite il suo avvocato che era un comportamento vile. Stiamo parlando di Franco Arceci, atteso dai pm giovedì, anche lui chiamato a rispondere per concorso in corruzione. È l’ex capo di gabinetto di Ricci, un funzionario di partito vecchia maniera. A Pesaro lo chiamano “il compagno G.” dell’ex sindaco, ma è una cattiveria, nessun reato è provato. Quello che si sa per certo è che ha mantenuto il suo ufficio, con tanto di targhetta alla porta anche dopo essere andato in pensione. Prima l’attuale candidato governatore l’ha tenuto lì con la scusa di istruire dopo il Covid il suo sostituto, Massimiliano Amadori, detto Lothar per la somiglianza con l’ex calciatore Matthäus, che però non sarebbe all’altezza né dell’incarico né del soprannome.
Poi il pretesto per mantenerlo in ufficio è stato l’incarico a occuparsi del Pnrr, che secondo i consiglieri d’opposizione non sarebbe però mai stata la sua priorità. Sempre i maligni sostengono che il suo vero incarico sia presidiare il sistema Ricci. È stato Arceci ad aprire la porta del Comune alla Guardia di Finanza, messa in allerta dagli articoli di Marchionni sugli strani affidi pesaresi. «Che ci fa lei qui?» hanno chiesto le Fiamme Gialle. Da allora, il funzionario comunale fornisce il suo eventuale apporto da casa. Con gran sollievo del nuovo sindaco, Biancardi, che ogni volta che apre bocca mette in difficoltà Ricci. L’ultima che ha detto è stata vantarsi di «aver bloccato il meccanismo». A cosa alludeva?