Un altolà garbato e istituzionale. Da parte di Ignazio La Russa al governatore del Veneto, il leghista Luca Zaia, qualora volesse presentare una lista personale alle elezioni regionali. «Se uno è iscritto a un partito, deve candidarsi con quel partito», avverte la seconda carica dello Stato. Fare una lista col proprio nome «è giusto quando uno è candidato. In quel caso si può scegliere, di comune accordo nella coalizione, di aggiungere altre liste». Comunque, dice chiudendo il discorso, «non credo che Zaia presenti una “lista Zaia” se non si candida. Conosco la sua dirittura morale». Porte aperte, invece, alla candidatura di uno dei figli di Silvio Berlusconi: «Non solo Pier Silvio, ma anche Marina, Barbara e Luigi, del quale si parla poco, ma tutti me ne dicono bene. E c’è Eleonora. Se decidessero di “salire” in politica sarebbe un fatto estremamente positivo».
La Russa parla alla cerimonia del Ventaglio, lo scambio di auguri estivi con i cronisti parlamentari che è anche un’occasione per rispondere alle loro domande. Nei prossimi mesi si vota nelle Marche e in Veneto, Campania, Puglia, Toscana e Valle d’Aosta. Gli viene fatto notare che Forza Italia oggi governa cinque regioni, la Lega quattro e Fratelli d’Italia solo tre, nonostante sia il primo partito: quelle elezioni possono essere l’occasione per riequilibrare gli incarichi? Il presidente del Senato ed esponente di Fdi diventa prudentissimo. Il dato, ammette, «non è del tutto ininfluente, ma non ha portato a una guerra nel centrodestra, come uno avrebbe anche potuto immaginare». Merito di Giorgia Meloni, sottolinea.
Veneto, Meloni apre alla Lega ma chiude alla lista Zaia: ancora nessun accordo
Sì a un leghista in Veneto, no alla lista Zaia. Quando ancora il vertice dei leader del centrodestra era in corso...«Posso testimoniare che il presidente del consiglio ha in testa il bene della coalizione, quindi del territorio, piuttosto che una gara tra i singoli partiti». Insomma, la priorità è evitare guerre nel centrodestra: giusto il riequilibrio, ma «è più importante che le realtà territoriali siano ben governate, e una maggioranza lo può fare molto meglio se non litiga». La coalizione sta pensando anche di modificare la legge elettorale, e in questo caso La Russa veste i panni dell’eretico. Da sempre, infatti, è favorevole alle preferenze. Ricorda che quando la legge attuale fu discussa, lui fu l’unico a presentare un emendamento per introdurle: «I Cinque Stelle lo commentarono con sprezzo, gli altri si limitarono a bocciarlo. Sono rimasto di quell’idea».
Certo, riconosce che un sistema simile può avere storture, «ma mi sembra strano che noi abbiamo le preferenze per i consigli di zona, per i Comuni e le Regioni, insomma per tutto, tranne che per le Camere. E poi le abbiamo al parlamento europeo, dove non creano storture, perché più ampio è il territorio in cui devi cercare le preferenze, meno influenza ha la camarilla, il portatore di voti non sempre trasparente». Anche sul sovraffollamento delle carceri la sua voce si distingue da quella della maggioranza. Parla infatti «da presidente del Senato e non da esponente di partito». Premette che il sovraffollamento non va messo in diretta relazione col numero dei suicidi in cella, ma incide comunque sulla capacità della società di recuperare i detenuti. Ricorda Gianni Alemanno, «un mio amico ristretto nelle carceri romane, che mi scrive continuamente segnalandomi le condizioni proibitive».
Per questo ha incaricato la pd Anna Rossomando, vicepresidente del Senato, di valutare assieme a tutti i gruppi la fattibilità di un provvedimento ricalcato su quello approvato durante la pandemia, «che prevedeva per l’ultimo periodo di detenzione, esclusi i reati di particolare allarme sociale, la possibilità di una scarcerazione anticipata». Non un indulto o un’amnistia, quindi. A breve si saprà se il progetto ha qualche possibilità di andare in porto. Quella che separa le carriere dei magistrati si avvia ad essere la prima riforma costituzionale approvata così come scritta dal governo, senza modifiche da parte delle Camere. Ma per lui questo non significa necessariamente che sia stata compressa la volontà del parlamento. «Credo che a fronte del “muro contro muro” che si è creato con l’opposizione, la maggioranza abbia rinunciato a un lavoro, secondo me doveroso, di miglioramento del testo. I capigruppo della maggioranza mi hanno detto che, anziché migliorare la riforma, si rischiava di andare nella direzione di chi voleva bloccarla del tutto». Un atteggiamento sbagliato da ambedue le parti, spiega.
Inevitabile parlare di Israele.
Anche La Russa giudica «inaccettabile» il modo con cui l’esercito dello Stato ebraico conduce l’operazione militare a Gaza. Una situazione «che va assolutamente risolta, in forma umanitaria». Dice che al contempo, però, «una parola ancora più dura deve essere usata per il clima contro gli ebrei che abbiamo visto in questi giorni in Italia. Una famiglia francese di religione ebraica insultata e picchiata davanti a un bambino di sei anni. Un clima ancora più inaccettabile». C’è tempo anche per dare ai giornalisti una riflessione non scontata su Donald Trump: «Non è mai stato un punto di riferimento per la destra europea. Meloni difende gli interessi degli italiani e ha con lui il rapporto che si ha con un capo di Stato tradizionalmente amico, democraticamente eletto, con cui si può anche dissentire».