Giorgio Almirante, ecco cosa pensava delle bombe

"Servono solo a stabilizzare il sistema": il segretario del Msi chiedeva la pena di morte. Quello che a sinistra fingono di scordare
di Spartaco Pupomercoledì 6 agosto 2025
Giorgio Almirante, ecco cosa pensava delle bombe

3' di lettura

Le accuse che in questi giorni tendono ad attribuire al Msi la matrice politica dello stragismo degli anni ’70, alimentando automatismi inutili, quando non volgari, non fanno altro che esacerbare il dibattito pubblico. Queste critiche, tutt’altro che nuove, sono il frutto di letture strumentali puntualmente usate per piegare la storia alle necessità politiche del momento. Oggi, tale strategia si traduce nella richiesta di una presa di distanza di Giorgia Meloni non solo dal fascismo, ma addirittura dal Msi. Eppure, chi conosce la storia della destra italiana sa bene che fu Giorgio Almirante in persona a fermare ogni tentativo di accostamento tra il partito e il terrorismo.

In uno scritto del 1988, per esempio, il segretario del Msi smontò punto per punto le tesi dello storico Massimo Legnani, autore di un manuale allora adottato nei licei, che, nel descrivere il contesto del 1969, sosteneva: «La destra fascista non rinuncia a nessuno strumento per accrescere artificiosamente la tensione... Ripetuti sono i tentativi del Msi di reinserirsi, dopo un decennio di eclissi, nel gioco politico contrapponendo la “piazza di destra” alla “piazza di sinistra”... Questa mobilitazione fascista s’era venuta concretizzando dopo la riassunzione della segreteria del partito da parte di Almirante, che fa sin dall’inizio una politica a doppio binario, tendente da un lato al recupero delle frange estremiste... ansiosa, dall’altro lato, di presentarsi all’opinione pubblica... come antidoto della violenza rossa».

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LE PIAZZE
La replica di Almirante fu categorica: quegli storici mancavano di «fantasia e di conoscenza storica», confondendo il terrorismo col fascismo e il Msi. «Il terrorismo», affermava Almirante, «non è stato mai uno strumento fascista ma anarchico e partigiano. Il fascismo storicamente può essere accusato di squadrismo e non di stragismo; molti sono gli storici contemporanei a riconoscere che esso ebbe origine dalla legittima difesa, senza contare che la grande minaccia della terza internazionale che aveva deciso di bolscevizzare il mondo, stimolò i ceti emergenti a opporsi per dare vita ad una società anticapitalista ma anche antimarxista». 

Almirante respingeva con forza anche l’accostamento della “piazza di destra” a quella neofascista: «Si trattava di riempire le piazze pacificamente di un grande numero di cittadini che non avessero timore di mostrarsi e di incoraggiare la maggioranza degli italiani che stava silenziosa in casa a partecipare al confronto con una sinistra divenuta provocante e prepotente. Le stragi dopo tanti anni, ormai, si sa da quale parte sono venute. Servizi segreti, logge che provocarono la scissione del Msi, finita male per gli scissionisti, una galleria di manovali imbevuti di strane storie che vennero chiamate “fascismo” sia per demonizzare il fascismo storico e sia per spaventare quanti volevano rinnovare il sistema politico ormai fallito. La strategia della tensione non è servita a destabilizzare questo sistema ma al contrario: a stabilizzarlo. Meglio tenersi i ladri di regime che accettare le bombe; questo era lo scopo».

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Parole forti, certo, che però, al di là dei verdetti giudiziari poi emessi su quegli anni, non smettono di porre una domanda: può un partito radicato nel consenso essere accostato alla logica eversiva? Il Msi di Almirante era una “forza alternativa” che al comunismo opponeva, sempre a detta del segretario, una «dottrina sociale e dello Stato» fondata su ordine e legalità. Anche nei momenti più difficili il partito si mantenne su una linea di responsabilità istituzionale. Quando nacquero formazioni estremiste pronte a difendere con le armi le sedi missine o si profilò la minaccia di un terrorismo di destra, la dirigenza del Msi rimase fermamente dalla parte dello Stato e della sicurezza dei cittadini. In un libro del 1981, Almirante arrivò a proporre la pena di morte per i terroristi, di qualsiasi colore politico, nel nome di quel «grande motivo della sicurezza» che egli vedeva come il fondamento della convivenza civile.

MANIPOLATORI
Oggi, chi cerca di dipingere il Msi come una specie di incubatore di terrorismo nel tentativo di screditare Fdi per la sua continuità con la tradizione della destra nazionale, compie un grave errore storico, poiché ignora documenti e testimonianze che dimostrano l’esatto contrario. Utilizzare politicamente questo errore, strumentalizzando il dolore del passato, significa fare il gioco dei manipolatori di opinioni, i quali in ogni tempo tentano di soffocare la verità storica con riscritture interessate che lasciano il tempo che trovano.