Giorgia Meloni, "è stata lei": la sinistra è rimasta all'asilo

di Daniele Capezzonemartedì 12 agosto 2025
Giorgia Meloni, "è stata lei": la sinistra è rimasta all'asilo

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Anche all'approssimarsi di Ferragosto, non si esce da questo schema bambinesco, da questo disturbo ossessivo -compulsivo, da questa coazione a ripetere a cui la sinistra italiana non sa, non può e soprattutto non vuole sottrarsi. C'è poco da ridere, amici lettori. Perché questo circuito mentale è prodotto da una ben precisa causa, e determina due altrettanto chiari effetti politici. La causa è la mancanza patologica di un'idea-forza, non oso nemmeno dire di un programma, che unisca la costituenda coalizione alternativa al centrodestra. E allora ecco il riflesso tribale: se non c'è nulla che unisca in positivo, serve almeno - come cemento unificante- un nemico, la bestia nera, qualcosa o qualcuno contro cui fabbricare un'unione sacra.

Fin qui, la causa. Ma il guaio è che ci sono anche gli effetti politici, a loro volta velenosi. Primo: se questa è la cifra dell'opposizione, non servono nemmeno proposte concrete, l'essenziale è contrapporsi. Secondo: tale contrapposizione deve essere totale, frontale, assoluta. Al nemico vanno attribuiti connotati mostruosi, e non è possibile nemmeno un'intesa minima, magari circoscritta alle questioni di sicurezza nazionale. E infatti- come abbiamo visto sulla vicenda Almasri- non ci si fa alcuno scrupolo nel trascinare dentro il tritacarne polemico i servizi, gli apparati di intelligence, e tutto ciò che un'opposizione minimamente responsabile sentirebbe l'esigenza di non sporcare.

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Dunque, a sinistra procedono così, in modo disperato e casuale, senza un criterio, senza una bussola, soprattutto senza una prospettiva politica degna di questo nome: è quella che potrebbe chiamare una «pesca delle occasioni». Parlano, straparlano, twittano, vergano compulsivamente comunicati su quello che capita, il dichiarazionificio è sempre aperto in modo superficiale e sciatto, sotto l'impulso di una polemica automatizzata e in ultima analisi fastidiosa, di una micro-conflittualità da forzati della rissa. Ogni giorno c'è il rischio-fascismo, la torsione autoritaria, l'onda nera, la destra-destra. Vale per tutto: per il caro-spiaggia (pure se fino a ieri i compagni frignavano per un loro fantasioso nemico di segno opposto, l'”overtourism”) e per l'Ucraina, per Gaza e per il Ponte sullo Stretto. Anche mischiando allegramente le cose: e infatti nelle proteste anti-Ponte sono spuntate le bandiere palestinesi. Così, senza alcun senso.

E - ciò che sgomenta - a sinistra nemmeno si rendere conto di quanto proprio questo giovi a Giorgia Meloni, a cui basta parlare pochissimo per rendersi diversa dalla comitiva avversaria, e per recitare la parte dell'adulta nella stanza, mentre i bambini fanno chiasso. In tv e nei talk-show vale lo stesso: sia quando i faccioni di sinistra giocano in casa (cioè nella stragrande maggioranza dei casi) sia quando si trovano in trasferta. L'evergreen è la polemicuzza contro Meloni e Salvini, contro Trump e Netanyahu, contro le destre (varianti: l'ultradestra, la tecnodestra, la destra-destra). Segue un tocco di fascismo (quello non manca mai) e poi si ricomincia dalla casella di partenza. Sempre indignati, sempre sprezzanti contro gli eletti e puro contro gli elettori di centrodestra, ma mai armati di uno straccio di soluzione realistica e praticabile da mettere sul tavolo come contributo alla discussione.

Alzi la mano chi possa dire di conoscere una sola proposta concreta dell'opposizione, un tema forte, un cavallo di battaglia in positivo, un punto della loro agenda, qualcosa che assomigli a un controprogramma di governo, a un embrione di alternativa sui contenuti. Molto semplicemente non c'è nulla di tutto questo, e anzi pare che praticamente nessuno nei gruppi dirigenti della sinistra avverta questa mancanza come un problema. Pensare - in queste condizioni - di battere il centrodestra è difficile. Ma ancora più irrealistico è ipotizzare che una quota rilevante di italiani (di quelli, diciamo, meno schierati politicamente, con un minore senso di appartenenza partitica, con scarsi o nulli vincoli ideologici) possa anche solo prendere in considerazione un'offerta politica così incoerente e nevrastenica, una specie di fastidioso rumore di fondo.

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