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L'allarme dell'Autority sulla corruzione negli appalti pubblici

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Luigi Giampaolino e la relazione del 2009. "Troppe procedure in deroghe"

Roberto Amaglio
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Liberare le amministrazioni pubbliche dai lacci del patto di stabilità, per riaprire i cantieri e, conseguentemente, far lavorare le aziende e migliorare la vita dei cittadini. Questo quanto ci eravamo abituati a sentire nel corso delle proteste (doverose e giustificate) dei primi cittadini, pronti a riconsegnare le fasce tricolore pur di vedersi riaprire i rubinetti di quelle risorse che già sono nelle loro casse. Ma nel Paese delle contraddizioni, ecco che l'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici mette in guardia rispetto al lato oscuro dei lavori pubblici: la corruzione e le procedure irregolari per l'assegnazione dei lavori. Piaga sociale – "Il mancato rispetto delle regole e la presenza radicata e diffusa della corruzione è causa di una profonda e sleale alterazione delle condizioni concorrenziali che può contribuire ad annientare le imprese oneste, costringendole ad uscire dal mercato", ha spiegato il presidente dell'Autority, Luigi Giampaolino, nella relazione annuale al Parlamento, sottolineando come nel 2009 si sia verificato "l'insorgere, all'interno della pubblica amministrazione, di gravi episodi di corruzione ed illegalità". Del resto il giro d'affari dei contratti pubblici in Italia è un vero e proprio tesoretto che farebbe gola a tutti. In un periodo di crisi e di rubinetti chiusi, infatti, i contratti pubblici nel 2009, considerando le gare di appalto di importo superiore a 150mila euro, hanno raggiunto un importo di 79,4 miliardi di euro, pari al 6,6% dell'intero Pil. Rispetto all'anno precedente c'è stato un aumento del 4,8%. (+2,6% in termini reali). E la tendenza nei primi mesi del 2010 è verso l'alto. Trasparenza “opaca” – Il maggior problema illustrato da Giampaolino riguarda la scarsa trasparenza delle procedure, frutto di una normativa faragginosa e una mastodontica burocrazia. In Italia, infatti, sono oltre 13 mila le stazioni appaltanti, ossia i soggetti che possono indire una gara d'appalto per l'assegnazione dei lavori pubblici: affidamenti in deroga, contrattazioni private (dipendenti dall'importo del contratto) e i numerosi arbitrati che molto spesso si concludono con la condanna degli enti pubblici sono le croci più pesanti. Insomma, tra questa giungla di ricorsi, obblighi, tempistiche e divieti, sembra esserci una sola strada per accelerare le procedure ossia, come spiega Giampaolino, “Il sistematico ricorso a provvedimenti di natura emergenziale”. Emergenza continua – Tirata in ballo in questo capitolo è soprattutto la sempre più criticata Protezione Civile, la quale in questi ultimi nove anni è arrivata a spendere con procedure in deroga quasi 13 miliardi, non solo per alluvioni, terremoti e ricostruzioni, ma anche per l'organizzazione di grandi eventi e manifestazioni sportive e culturali: tra questi i mondiali di nuoto dell'anno scorso, il G8 della Maddalena (spesi oltre un miliardo di euro) e, da ultimo, le iniziative per le celebrazioni dei 150 anni dell'Unità d'Italia. Tutti eventi su cui si era paurosamente in ritardo e si è ricorsi alle procedure in deroga. Ora, invece, tutti eventi su cui sta indagando anche la Magistratura.

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