Onorevole Osnato, la retorica della sinistra che dà degli evasori fiscali agli elettori di destra regge ancora alla luce della vicenda Leoncavallo?
«Non solo non regge ma qui è ancora peggio: siamo di fronte a evasori totali, dichiarati, applauditi e coperti dalla protervia della sinistra politica, culturale e mass mediatica».
Le Mamme Antifasciste non pagheranno i tre milioni di euro chiesti dal Viminale perché, dicono loro, non li hanno...
«Se dopo trent’anni di incassi da concerti, ristorazione ed eventi vari non hanno risorse, le Mamme Antifasciste possono chiedere ai figli antifascisti i fondi antifascisti per pagare le multe che lo Stato fascista, fascista per loro ma in realtà ovviamente democraticamente eletto, gli ha comminato».
Marco Osnato, deputato milanese di Fratelli d’Italia e presidente della Commissione Finanze della Camera, parlando con Libero si chiede dove sia finita la famosa «giustizia sociale». Il tema, secondo l’esponente meloniano, è la mancanza di «equità fiscale». Perché «chi ha un bar deve soffrire ogni giorno per pagare contributi, utenze, tasse, mentre i leoncavallini facevano concerti come e quando volevano, guadagnandoci, senza permessi nemmeno per servire cibo e bibite... per non parlare di alcune sostanze non alimentari». Interverrà la Corte dei Conti? «Visto che si tratta di un immobile privato e appurati gli evidenti danni erariali, ha tutti gli elementi per attivarsi. I tre milioni di euro a carico della collettività sono la prova del fatto che le cose non sono state fatte bene...».
La manifestazione nazionale di piazza, convocata dal Leoncavallo a Milano, la preoccupa?
«Ci ricordiamo bene le violenze del passato, una storia non certo attuale, ma vedremo in ogni caso come i centri sociali si comporteranno il 6 settembre. Sul fronte sicurezza, restano però le inadempienze del Leoncavallo durante i propri eventi dove praticamente nulla era a norma: dalla conservazione degli alimenti ai parcheggi esterni, fino ai servizi igienici».
La sinistra, però, parla di valore sociale e culturale del Leonka.
«Dove sono questi valori? Io non li vedo, e non ne faccio una questione politica. Conosco bene Greco, il quartiere dove c’era il Leoncavallo, e lì loro non hanno mai fatto nessuna attività per la zona, al contrario del Refettorio Ambrosiano e dell’oratorio con le sue squadre sportive e il doposcuola. Il Leoncavallo non è il “Pane quotidiano” che distribuisce pasti ai bisognosi, non è “Portofranco” che aiuta i ragazzi in difficoltà. Quando poi Sgarbi parlò di “Cappella Sistina della contemporaneità” in riferimento ai graffiti del Leoncavallo feci un intervento molto duro in Consiglio comunale: al netto della qualità dei murales, io non posso usufruirne perché quella è una realtà escludente e non esclusiva».
Il Comune di Milano farà di tutto per trovare al Leoncavallo una nuova casa. Cosa ne pensa?
«La contiguità politica, con Pisa pia prima e Sala poi, del centro sociale con la sinistra istituzionale è evidente. Ora però le Mamme Antifasciste partecipino a un bando antifascista trasparente se vogliono un’altra casa. Nel caso vincano, paghino il dovuto. Altrimenti sarà una grande presa in giro».
Dopo il Leoncavallo dobbiamo aspettarci un’escalation di sgomberi di centri sociali?
«Ho grande fiducia nel ministro Piantedosi, lo conosco da tanto tempo e sono certo che andrà avanti avendo ben presenti i parametri degli sgomberi. Non solo dei centri sociali ma anche di tutti quei palazzi occupati abusivamente, come per esempio fu per Caivano».