Stefanazzi, ex braccio destro di Emiliano, avverte Schlein: "Così si perde la Puglia"

di Pietro Senaldimartedì 9 settembre 2025
Stefanazzi, ex braccio destro di Emiliano, avverte Schlein: "Così si perde la Puglia"

5' di lettura

 Siete state traditi, come si lamenta il governatore Michele Emiliano?
«Più che di tradimento parlerei di rischio di rottura del patto politico sul quale si è basato in questi anni il governo della Regione Puglia».

Il Pd e Antonio Decaro hanno dato l’impressione che la questione fosse rinnovare, per non dire smantellare, un sistema di potere. Voltare pagina rispetto all’era del cacicco Michele, per usare un’immagine evocata da Elly Schlein quando diventò segretaria...
«Giuseppe Tatarella definiva la Puglia “l’Emilia nera”. Partiamo dal presupposto, reale, che in questa regione non c’è un popolo di sinistra maggioritario bensì un blocco sociale che ha scelto di fidarsi di un programma che lo tutela e lo rappresenta, portato avanti in questi anni da Emiliano e dalla maggioranza molto larga che lo sostiene sin dalla sua prima vittoria come sindaco di Bari, nel 2004».

Teme che Decaro tradirà questo patto?
«Il patto di governo di Emiliano definiva un perimetro chiaro: si faceva una politica di sviluppo in grado di far crescere il prodotto interno lordo, e quindi la ricchezza, della regione e di garantire servizi che funzionano, come nel caso delle aziende partecipate, penso agli Aeroporti Pugliesi e all’Acquedotto, oltre a un buon welfare. Questo è stato è possibile grazie a una classe dirigente diffusa e variegata che il presidente ha fatto crescere negli anni. Ovviamente c’è tantissimo da fare e da migliorare. Ma esiste una base da cui partire».

Non sarà più così, adesso?
«Il percorso che ha portato all’esclusione di Emiliano dal Consiglio Regionale, sottolineando la necessità di una discontinuità, legittima il dubbio che si voglia riscrivere il patto fondante che ha consentito al centrosinistra di conquistare stabilmente la Regione e portare a sé quasi tutto l’elettorato moderato, non solo nelle elezioni Regionali ma anche in quelle più locali».

L’onorevole Claudio Stefanazzi è di parte. È stato per sette anni capo di gabinetto di Emiliano, fino alla sua elezione in Parlamento, nel 2022. Stefanazzi è anche un avvocato, quindi misura le parole, ma il suo messaggio è chiarissimo: a farsi dettare il programma da forze estreme come M5S e Avs e sacrificare una figura di garanzia come il presidente uscente, il Pd rischia di perdersi un pezzo di elettorato. «In questi ultimi mesi» ragiona il deputato, «ci siamo tutti affannati in una faticosa attività sui nomi e sui veti e abbiamo messo in secondo piano il programma, e questo nonostante il Pd regionale si sia impegnato nell’elaborazione di una proposta programmatica di cui però si è persa traccia. Se poi consideriamo che il braccio di ferro si è concluso con l’esclusione di Emiliano, e di tutto il suo carico di esperienza, dalle liste e con l’inclusione di Nichi Vendola, con il suo portato di voti, la mia preoccupazione è che il Pd esca da questa vicenda indebolito». Una preoccupazione che è lecito chiedersi quanto sia condivisa dalla segretaria. Elly Schlein ha sacrificato molto alla sua idea di una «sinistra testardamente unitaria», che la metta in condizione di partire alla pari con il centrodestra, che, senza bisogno di troppa testardaggine, è unito da trentuno anni.

In ogni caso, con la conclusione della vicenda pugliese alla leader del Pd è riuscito di presentare in tutte le Regioni al voto un unico candidato per la sinistra: quanto è davvero un punto di forza?
«Da parlamentare del Pd, auspicando che Elly sia la candidata della sinistra unita per Palazzo Chigi alle prossime elezioni non posso che essere soddisfatto che la segretaria abbia rafforzato la propria leadership. Ma per essere contento, mi è necessario astrarmi emotivamente da quanto successo».

In che senso, onorevole: vuol dire che Schlein ha pensato troppo a se stessa?
«La segretaria ha ribadito la propria leadership, tenendo insieme la coalizione. Vincere contro il centrodestra è fondamentale».

Ma quando Emiliano parla di traditori, si riferisce anche alla segretaria?
«No. Lei ha precisato subito che l’unità del campo largo era un valore da perseguire sopra a tutto e tutti».

Allora allude a Vendola?
«Nichi alla fine ha pensato a se stesso, ed è normale. Nicola Fratoianni ha tenuto il punto anche perché si trattava del fondatore e presidente del partito. Il veto su Vendola avrebbe significato rompere la coalizione. Decaro lo ha capito e ha ceduto. Segno che alla fine ci teneva a fare il presidente».

E però, il poeta delle buone intenzioni alla fine si è fatto i fatti suoi...
«Ci sta. Forse ci sta meno che adesso rilasci interviste per cercare di convincere Emiliano a stare buono e a fare il papà, visto che domenica scorsa è nata la sua Maria Antonietta».

La sinistra che usa l’innocente Maria Antonietta per decapitare il papà-re: è un bello spettacolo?
«Emiliano adesso sta soffrendo. Ma sono certo che si impegnerà in campagna elettorale per far ottenere al Pd un buon risultato, nonostante tutto».

Quindi il governatore non considera Decaro un traditore?
«Il parricidio c’è stato. Tra i due però c’è un rapporto personale talmente forte che la situazione non può non ricucirsi. Solo gli amici possono farti soffrire».

Come si spiega il comportamento di Decaro?
«Credo sia una cosa psicologica: ha temuto la figura di Emiliano. Deve avere pensato che il suo percorso di crescita passasse attraverso il superamento del rapporto con il suo mentore, come spesso accade in politica».

Ha sbagliato?
«Ha letto male la situazione. Michele si voleva candidare per dare una mano con la sua esperienza. Ed è ancora disponibile».

A candidarsi?
«No, Emiliano ha fatto un patto con Schlein e lo rispetterà. La sua disponibilità è a trovare un proprio ruolo insieme al candidato presidente. I due devono tornare a parlarsi quanto prima».

Ma Emiliano adesso non si concentrerà per rinforzare la sua lista, Con?
«Credo che lavorerà per rinforzare il Pd, se glielo faranno fare».

Si teme una resa dei conti, con Decaro che fa fuori gli uomini dell’attuale governatore...
«Penso sia impossibile. Non ci sono due squadre, quella di Michele e quella di Antonio. Il blocco è compatto. Siamo cresciuti insieme in questi anni».

Quindi vi grillizzerete tutti compattamente?
«Questa è la vera incognita. Non abbiamo parlato di programmi. Per esempio sul caso Ilva, il Pd, Emiliano e Schlein hanno una posizione consona a un partito di governo, praticamente incompatibile con quella di Avs e Cinquestelle. Che cosa ne pensa Antonio? Non si è espresso. Come ancora non si sa cosa pensi del tema dei rifiuti, della xylella e di tanto altro».