Tutto come previsto: ad ora, un secco due a zero. Dopo le Marche, il centrodestra si impone anche in Calabria. A non essere previste, però, sono le proporzioni del successo: Roberto Occhiuto travolge Pasquale Tridico, finisce 57 a 41. In mezzo c'è un oceano di voti. Confermati gli ultimissimi rumors della vigilia, che suggerivano una vittoria schiacciante. Già, Occhiuto ottiene una roboante riconferma, in barba al campo largo e in barba a quella magistratura che lo aveva messo nel mirino, spingendolo alle dimissioni dopo la notifica dell'avviso di garanzia per corruzione. Occhiuto, accerchiato dalle toghe, ha ridato parola ai calabresi, il cui verdetto è stato inequivocabile.
Insomma, il fronte progressista non vince (quasi) mai. E quando perde, si veda il freschissimo voto calabrese, lo fa in modo roboante, sorprendente, ipertrofico. Così come di sorprendente c'è stata la campagna elettorale di Pasquale Tridico, ideologo del reddito di cittadinanza (già questa circostanza avrebbe dovuto condurre a più miti consigli), organico al M5s, un calabrese quasi a sua insaputa. Una campagna contraddistinta da un ormai incalcolabile numero di gaffe "geografiche", chiaro indice del fatto che Tridico, della Calabria, sapesse poco e niente. Non solo gaffe: il non plus ultra del grottesco, infatti, lo si è raggiunto apprendendo che Tridico non avrebbe neppure potuto votare se stesso. La ragione? È ancora residente a Roma. E anche quando non si trovava Roma - vedi: il suo ultimo e recente compleanno - era ovunque, tranne che in Calabria: il genetliaco ha scelto di celebrarlo a Bruxelles, con annesse e ovvie polemiche.
Non è però solo una questione di candidato, ci mancherebbe. Il centrosinistra, infatti, sembra in perenne stato confusionale, perso nella rincorsa a battaglie residuali e in lotte fratricide. Quando si parla di stato confusionale, ovvio, il riferimento è anche alla scelta di Tridico. Ma non si può ridurre tutto al malcapitato. Si pensi, tornando alle Marche, a Matteo Ricci, alla campagna elettorale in cui sembrava aver confuso la sua regione con la Palestina, le bandierone sfoggiate sul palco, il treno per Gaza, il suo scandire "si vota anche per Gaza", parole che hanno avuto l'unico e scontato effetto di stordire e confondere il suo potenziale bacino elettorale, che ha preferito affrancarsi dal candidato "gazawo".
Già, la sinistra cavalca il fronte pro-Pal, a livello nazionale e inevitabilmente anche a livello locale, dimostrando un rovinoso scollamento dal reale, dalle reali necessità dei cittadini. D'altronde la questione palestinese sembra essere, ad oggi, uno dei pochissimi punti di contatto all'interno del cosiddetto campo largo, sempre più moribondo ammesso e non concesso che abbia mai conosciuto la vita. Insomma, troppo poco (eufemismo) ritrovarsi su Gaza, senza neppure prendere in considerazione che forse, in fondo in fondo, neppure il popolo di centrosinistra ha convinzioni così granitiche, poco sfaccettate, sulla questione (il Pd si rende conto, per esempio, che Avs porta in palmo di mano Francesca Albanese, quella che gli ostaggi israeliani non si possono chiamare "ostaggi"?).
Tant'è, anche oggi stravince il centrodestra, sullo sfondo altre importanti partite regionali (Campania, Puglia, Toscana. Certo quest'ultima sarà durissima per la coalizione di maggioranza, ma potrebbe rivelarsi anche il punto di non ritorno per il fronte progressista). Anche oggi Giorgia Meloni e il suo governo escono sempre più forti, legittimati, da un voto popolare. Anche oggi Giuseppe Conte mette il suo timbro su un fallimento. Anche oggi Elly Schlein non ha alcun successo da rivendicare: preferisce sparire, nascondersi, evaporare, minimizzare, ridursi all'attacco indiscriminato delle "destre". Già, Schlein: una leader sempre più debole, sempre più cronicamente sconfitta. E soprattutto sempre più accerchiata nel suo stesso partito: se non si vince mai, qualcosa deve cambiare. Al Nazareno sono già al lavoro, un'alacre concentrazione sulle beghe interne. A Palazzo Chigi anche, parimenti sono al lavoro. Ma si pensa a governare: col vento che tira così forte in poppa, l'occasione è sempre più ghiotta.