Ve la ricordate la morra cinese? Certo che sì: carta batte sasso, sasso batte forbice, forbice batte carta. Ecco, nella morra woke della sinistra, l’essere “di destra” (stigma negativo incancellabile) prevale come maledizione sulla benedizione dell’esser donna. Morale? Giorgia Meloni, essendo donna ma pure di destra, è per così dire “un po’ meno donna”, e dunque a lei - in quanto di destra - può esser detto di tutto, e anche l’insulto greve e gratuito di Maurizio Landini è già oggetto di amnistia e di amnesia. E allora eccoli lì (ed eccole lì) a fare le capriole, ad arrampicarsi su specchiere scivolosissime, quelli e quelle che urlavano contro il sessismo e contro il patriarcato. Oplà, stavolta il problema non sussiste più. Impagabile, in primissima fila, c’è Laura Boldrini, una che ha costruito mezza carriera politica sulla battaglia delle desinenze, che dichiara a Repubblica che il povero Landini è stato frainteso, che si è trattato di un equivoco: lui intendeva “cortigiana” nel senso di “cortigiano” (però al femminile), quindi persona alla corte di Trump. Mica voleva offendere. Ah sì?
Ecco a ruota tutta una schiera di giustificazionisti che spiegano che il Landini, forse lessicalmente disagiato, anzi linguisticamente svantaggiato, non ha saputo scegliere bene la parola. Devono essere gli stessi che nelle scorse settimane sentenziavano che Beatrice Venezi non avrebbe le competenze per dirigere alla Fenice di Venezia. Virtuosi del doppio standard, poeti dell’autogol, esteti della contraddizione. Non poteva mancare Elly Schlein. Pure lei ieri si è precipitata a difendere Landini, come vi racconta l’edizione di stamattina di Libero. Insomma (sintetizzo con parole mie) il segretario della Cgil ha già chiarito, basta con questa Meloni che fa la vittimista. Va bene, ce ne ricorderemo la prossima volta a parti invertite. Per il momento, diciamo che con difensori di questo tipo - metaforicamente parlando - l’imputato Landini rischia l’ergastolo. Sarebbe in mani migliori se si facesse assistere dal mitico avvocato Lovati. Si scherza, naturalmente. Ma - a ben vedere - sia l’infortunio landiniano sia il goffo e controproducente soccorso che gli è giunto dal fronte progressista pongono un problema più generale, e cioè quello della sinistra e della destra alla guerra delle parole, cioè alle prese con la sfida della dialettica. Da questo punto di vista, per la seconda volta in quattro anni, campeggia in libreria (oltre che da Fabio Fazio e in tutti gli altri salotti progressisti chicchissimi) un saggio di Gianrico Carofiglio che si dedica più o meno a questo tema.
Meloni insultata, "campagna di killeraggio fascista": chi solidarizza con Landini
"Chi si somiglia si piglia", recita un vecchio detto popolare che, declinato nel linguaggio politico moderno, ...Nel 2021 il titolo era La nuova manomissione delle parole, mentre in questo 2025, per le edizioni Feltrinelli, il titolo è Con parole precise. Manuale di autodifesa civile. Con abilità, compiacendo il pubblico di sinistra, Carofiglio lascia intendere che la destra oggi tenda a vincere perché manipola il discorso pubblico, perché intorta gli elettori, perché gli orridi sovranisti/populisti/fascisti sono capaci di distorcere una comunicazione onesta e trasparente. Capite bene che - da una strillata landiniana a un elegante saggio carofigliesco - la sinistra si mette sempre in una situazione che il grande Karl Popper avrebbe definito “non falsificabile”. Occhio, perché nel linguaggio di quel pensatore non si tratta di un complimento, ma della denuncia di un modo di procedere non scientifico, dolosamente sottratto alla controprova e alla dimostrazione, fatto appositamente per sottrarsi a qualunque verifica razionale.
Ecco qua: se Landini insulta, è solo un equivoco, una svista lessicale. Se invece è la destra che parla, o offende o manipola. Se la sinistra vince, il popolo è saggio. Ma se è la destra a prevalere, allora il popolo è tonto o ingannato. Se un programma tv è gestito da un conduttore di destra, è macchina dell’odio. Se invece è gestito da un conduttore di sinistra, è controinformazione. Se un giornale è nell’area culturale di centrodestra, allora manganella. Se invece sta a sinistra, allora fa resistenza. Questo generatore automatico di doppi standard è sempre operativo, non conosce soste né pause, è tecnicamente inesauribile. C’è solo un problema. Che, pur senza essere semiologi o esperti di comunicazione, gli italiani questi giochetti li hanno già ampiamente capiti e smascherati. Serve a poco fare i finti tonti (come il Landini che non saprebbe scegliere le parole) o fare i troppo furbi (come il Carofiglio che analizza le presunte manipolazioni della perfida destra). Compagni, sveglia: gli elettori non ci cascano più.