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Campania, il sondaggio che cambia tutto: "3 punti"

di Pietro Senaldigiovedì 23 ottobre 2025
Campania, il sondaggio che cambia tutto: "3 punti"

4' di lettura

L’atmosfera è frizzante. Si respira ottimismo. E questo è un buon inizio, considerato che la corsa di Edmondo Cirielli è iniziata da una settimana. Il candidato del centrodestra alla presidenza della Regione Campania annuncia di aver recuperato venti punti in una manciata di giorni. L’eurodeputato di Forza Italia, Fulvio Martusciello, nel presentare il suo amico di antica data, Gennaro Sangiuliano, come capolista di Fratelli d’Italia, rilancia: «Il nostro candidato è indietro solo di tre punti percentuali». Non male, visto che partiva da un meno 20-25, considerato che cinque anni fa Vincenzo De Luca vinse con quasi il 70% dei voti, avendo contro sia il centrodestra sia Cinque Stelle. Stavolta invece i grillini stanno con la sinistra, ed esprimono pure il candidato governatore, l’ex presidente della Camera, Roberto Fico.

Il punto è che questo è il problema: la candidatura del pentastellato che Giuseppe Conte ha ritirato fuori dallo stanzino delle scope infatti non è un valore aggiunto, bensì un malus del quale ridurre al massimo i danni. Sondaggi o no, la Campania, che era sempre stata data per persa per il centrodestra, ora si scopre improvvisamente contendibile. Fico infatti non vuole vederlo proprio nessuno. In primis, gli elettori storici del Movimento, che ritengono il Pd un nemico, alla stregua di Fratelli d’Italia, se non peggio. Chi si fa appoggiare dai dem è un traditore secondo la mentalità grillina d’antan; in particolare in Campania, cuore di M5S, che arrivò a tributare al partito oltre il 41% dei consensi alle Politiche di sette anni fa. Monito per tutti è il destino dei campani Luigi Di Maio e Vincenzo Spadafora, colonne pentastellate che gli elettori punirono nel 2022, facendo loro perdere il seggio perché colpevoli di essersi prestati alla defenestrazione di Giuseppe Conte da Palazzo Chigi per sostenere Mario Draghi premier. Per questo il 23 e 24 novembre, giorni del voto, si prevede un astensionismo record. Alle Regionali del 2020 M5S, con la candidata presidente Valeria Ciarambino, si fermò poco sotto il 10%; risultato di lista che fu considerato soddisfacente ma che oggi è un miraggio.

Fico non lo vuole neppure il Pd, a eccezione del sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, che nutre ambizioni di leadership anche in chiave nazionale ma che sul candidato grillino si sta rendendo conto troppo tardi di aver preso un granchio. I portatori d’acqua dem infatti garantiscono che il sostegno al partito non verrà meno, però iniziano a parlare chiaramente di voto disgiunto. D’altronde, che in nome della sua testarda unitarietà, la segretaria Elly Schlein abbia combinato un macello è innegabile. In Campania i Pd sono cinque, e nessuno le risponde. C’è quello di Manfredi, suo potenziale rivale. C’è poi quello di Piero De Luca, neo segretario regionale imposto alla Nazarena dal padre Vincenzo, il governatore cacicco autore del volume auto-agiografico Nonostante il Pd. Neppure il Pd dei suoi fedelissimi crede più a Elly ed è pronto ad ammazzarsi per lei sul territorio: da Sandro Ruotolo in giù, nessuno le perdona di essere stato retrocesso per ragioni di realpolitik a beneficio di De Luca junior. E si arriva al quarto Pd: quello dei riformisti alla Pina Picierno: loro sono anti-Schlein a prescindere dalla questione campana. Infine, c’è il Pd-non Pd di De Luca senior, che si presenta con la lista personale “A testa alta” per prendere più voti possibile e mettere in difficoltà proprio i dem.

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Per la verità, don Vincenzo prenderà voti, può far male a destra come a sinistra, ma ha perso lo smalto di qualche anno fa. Le offensive indeboliscono anche chi le fa e il governatore sceriffo sta sparando ad alzo zero da mesi sia contro Fico sia contro Schlein; quindi, ha iniziato a stufare gli elettori, e soprattutto a dare un segnale di debolezza, la sola cosa che l’elettorato campano non è disposta a perdonare a un politico. C’è un elettorato di sinistra che non stima Fico e gli voterà contro. E c’è un altro elettorato di sinistra che non ne può più di De Luca e gli voterà contro. In questo sinistro scontento si inseriscono le speranze di rimonta di Cirielli. L’asso nella manica del viceministro agli Esteri di Fdi è la compattezza della coalizione intorno al suo nome, arrivato tardi ma che alla fine ha messo d’accordo tutti. Il jolly invece sono gli amministratori moderati che erano stati attratti dalla galassia De Luca e che stanno tornando indietro, spostandosi su Forza Italia. Il borsino pre-elettorale dice che Napoli città resterà un feudo della sinistra ma nella provincia la lotta è aperta. A Caserta e dintorni, il centrodestra dovrebbe vincere per distacco, come ad Avellino, dove due ex sindaci della sinistra sono passati uno con Forza Italia e l’altro nella lista di Cirielli. Salerno potrebbe riservare sorprese favorevoli allo sfidante mentre a Benevento Clemente Mastella, a malincuore, resterà a sinistra, schieramento che lui non ama e che di contro non lo stima. La partita si è aperta; da chiusa che era.