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Pd, i riformisti si ribellano: "Se andiamo avanti così...", Schlein all'angolo

sabato 25 ottobre 2025
Pd, i riformisti si ribellano: "Se andiamo avanti così...", Schlein all'angolo

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Quella che fa il discorso da leader è Pina Picierno. «Non dobbiamo avere paura. E i congressi non si fanno per contarsi ma per confrontarsi sulla linea del partito». Prima, ahinoi, la solita tiritera sui tempi difficili e sulla missione del Pd di baluardo della democrazia nel mondo che si guasta; ma forse è semplicemente la tassa da pagare per essere ascoltati a sinistra. Sempre che il ragionamento non fosse un velato siluro a Elly Schlein, accusata di leaderismo assoluto e sordo.
«Risponde solo ai bolognesi Igor Taruffi e Gaspare Righi, oltre che al portavoce unico, Flavio Alivernini», lamentano in tanti sotto il palco. Perfino i capogruppo Francesco Boccia e Chiara Gribaudo, oltre all’eterno burattinaio Dario Franceschini, sarebbero marginali nell’universo della segretaria.
Picierno ha piglio e oratoria, sembra perfino sapere dove vuole andare; e a prima vista non ha un armocromista, viene a Milano con un tailleur che da queste parti definirebbero più trasü de ciùc che porpora e scarpe rosa puffetta. Non è sessismo: ci fosse stato un big uomo sul palco in cravatta gialla su camicia rosa, lo avremmo fatto parimenti notare. Che sia la Pina l’anti-Schlein?
Siamo nella piscina scoperta del centro di Milano. Location azzeccata: cosa c’è più di fuori stagione nel Pd di oggi dei moderati riformisti? Sono stati renziani ma credono in un prossimo Pd renziano senza il rottamatore, che intanto inciucia con la nuova segreteria. Il pomeriggio però è caldo e assolato. L’ideale per una scampagnata urbana della politica. È questa l’atmosfera: i tempi per loro sono grami ma sono tutti allegri e rilassati. Un giorno senza la dittatura sovietica di Elly è, se non vacanza, quantomeno festa. Si respira. Qualcuno parta addirittura di «appuntamento movimentista»; ma non era la segretaria quella che ha occupato il Pd con il movimentismo? Appunto, ma il Nazareno è come il Vaticano: prima un tradizionalista, poi un riformista e poi si ricomincia. Qui si cerca il futuro rimpiangendo il passato. Eterna ammuina identitaria. Anche il tema usato a pretesto dell’incontro è azzeccato: “Crescere! Competitività, salari, welfare, sicurezza, Europa”. «Giorgia Meloni ha consenso dopo tre anni perché l’opposizione dà l’idea di non avere una proposta alternativa credibile. No alle scelte estremiste», arringa Giorgio Gori, europarlamentare e presidente mancato della Lombardia, il padrone di casa a cui i dem milanesi hanno appaltato la gestione dell’evento. Meno ideologia più pragmatismo e programmi economicamente sostenibili è il messaggio, che però suona come una critica più al campo largo sbilanciato a sinistra che al governo. Una parte del Pd che si raduna per parlare di prodotto interno lordo, welfare sostenibile e promesse credibili oggi vuole solo dire che qui sono tutti consapevoli che la segretaria, oltre all’alleanza con M5S e Avs a ogni costo, non ha altre idee in agenda. È una provocazione, un po’ come se Russia Unita organizzasse a Mosca in faccia a Putin un forum intitolato “Restituiamo la Crimea all’Ucraina”.
Chissà quanti dei presenti hanno realizzato che Schlein ha modificato l’elettorato dem, che ora è molto più a sinistra di loro. Sotto le dichiarazioni dal palco si sbatte contro tre notizie. Ovvio, Stefano Bonaccini, che dovrebbe essere il leader dell’opposizione moderata alla segretaria non c’è. «Non c’è neppure bisogno di sfiduciarlo, ormai è sorpassato», liquidano la pratica i parlamentari in cerca di una nuova guida. Lo accusano di essere “emiliano”, ma nel senso brutto del termine; ovverosia di essersi consegnato alla donna che lo ha sconfitto alle primarie, in attesa di venire premiato in qualche modo per la sua resa docile o di prenderne il posto per diritto precostituito. Non accadrà né una cosa né l’altra. Però c’è il colpo di coda: l’ex presidente dell’Emilia-Romagna non è assente solo in quanto nessuno lo vuole, ma anche perché è già nata una corrente interna alla corrente dei riformisti: fa capo a lui e ci sono anche Marco Alfieri e Silvia Roggiani, assenti malgrado siano lombardi. A breve a Milano faranno un appuntamento antitetico a quello di oggi, che potrebbe chiamarsi “Controcrescere”, se volessero esser chiari.
Dopo le elezioni di fine novembre è alle viste un correntone pro Schlein, la donna che non sposa nessuno perché vuole avere la camicia sempre candida, convinta che non avere amici le garantisca di non avere nemici interni sulla via della candidatura a premier del campo largo contro Meloni. Infatti il correntone che nasce per sostenerla intorno a Franceschini, Roberto Speranza e Andrea Orlando in realtà ha l’intento di condizionarla e, se capitasse l’occasione, mandarla in pensione. Il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, baciato da Goffredo Bettini, è pronto al sacrifico al posto di Elly. In Campania sta sostenendo Roberto Fico per tenersi buoni i grillini in caso si decidesse il grande passo. Anche qui sono quasi tutti pazzi per Silvia Salis. Non perché la ritengano una buona amministratrice, ma in quanto è ambiziosa e alla Leopolda, da Renzi, ha osato dire la parola “vincere”, che ormai nel Pd è un tabù. Poi è camaleontica, di salotto e di osteria, passa con nonchalance dal red carpet alla Flotilla, dai pariolini ai camalli. Inoltre è sorridentemente cinica. Il rottamatore è convinto di averla creata ma a Firenze sul palco lei è sfuggita al suo abbraccio, che Matteo ha tentato. Ha ben in mente la foto di lui ed Elly sul campo di calcio, dopo un assist polivalente. Quanti, tra i presenti ieri a Milano, saranno a Montecitorio dopo le prossime Politiche? La quota che Schlein riserverà all’anima cattolico-centrista del Pd, molto forte a Milano, sarà piccola, e destinata ai renziani di oggi e non di ieri. A meno che non ci siano le primarie e le vinca Salis, o Picierno, se ci sarà il congresso del Pd prima. Ma se ci saranno le primarie e qualcuno tra i dem si candiderà sfidando Elly, allora a godere sarà il terzo, Conte. E l’orizzonte si stringe. Ci vorrebbe un tuffo in piscina per rinfrescarsi le idee, ma è vuota. Ce le ha chiare un ragazzo che è la fotocopia di Renzi giovane. Non ne faccio il nome per non bruciarlo. Speriamo non si guasti in pochi anni...