Con un articolo di Giulia Merlo pur intriso di “voci”, “suggestioni” e persino “chiacchiere”, testualmente e onestamente, il Domani ha fatto squillare a sinistra l’allarme di una “idea pazza” del centrodestra da realizzare fra 4 anni, alla scadenza del secondo mandato di Sergio Mattarella alla Presidenza della Repubblica. Una “idea pazza” per lo stesso centrodestra, dove sarebbero in agitazione più candidati alla successione a Mattarella, e a quella a Gorgia Meloni a Palazzo Chigi se la l’attuale premier raddoppiasse e andasse poi al Quirinale.
Ma un’idea ancor più “pazza” e devastante per la sinistra di qualsiasi campo, largo o stretto, lungo o corto, impegnata a costruire un’alternativa alla destra, tout court, per ora sperimentata e sperimentabile a livello locale. La Meloni al Quirinale, che non sarebbe solo la prima donna a salire così in alto, ma il primo presidente del Consiglio a trasferirsi direttamente al vertice dello Stato, come avrebbe voluto fare, senza riuscirvi, Giulio Andreotti nel 1992, sarebbe sostituita a Palazzo Chigi dall’attuale ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Ma in veste più di tecnico che di leghista, perché come uomo del Carroccio potrebbe magari aspirarvi Matteo Salvini direttamente, presumibilmente stanco di essere stato vice presidente del Consiglio, prima di Giuseppe Conte, nel governo gialloverde del 2018, e poi in quello, anzi nei due prevedibili della Meloni. Che gli stessi tramortiti di sinistra, pur aspirando alla già ricordata alternativa, temono di dovere subire.
Giovanni Donzelli, svelato il gioco sporco delle toghe: "Così volevano fermare Meloni"
Ospite di È sempre Cartabianca Giovanni Donzelli svela il gioco sporco delle toghe. "Lo spiega benissimo Pat...L’unica speranza degli alternativisti, di tendenza elliana, dalla segretaria del Pd Elly Schlein, o di tendenza contiana, da Giuseppe Conte appena confermato con dati bulgari presidente solo del Movimento 5 Stelle, o di qualsiasi altra natura dovesse aggiungersi, è riposta nell’implosione del centrodestra. Che, poveretti, lor signori cercano di favorire, o alimentare come un fuoco, facendosi venire e diffondendo idee come quella “pazza”, appunto, attribuita alla Meloni e a Giorgetti di spartirsi praticamente da soli Quirinale e Palazzo Chigi. Una cosa riuscita qualche volta alla Dc, a dispetto della pratica della cosiddetta alternanza, e una volta sola, più per caso e che per calcolo, ai socialisti quando sedettero contemporaneamente Sandro Pertini al Quirinale e Bettino Craxi a Palazzo Chigi.
Per ora gli alternativisti, ripeto, possono solo impanicarsi, da panico, e sognare il suicidio politico degli avversari. I più riflessivi fra loro, i meno disperati almeno nelle apparenze, stanno scoprendo la vecchia pratica democristiana della convegnistica. Che si aggiungeva, qualche volta persino sostituendosi alle riunioni di direzione o di consiglio nazionale o ai congressi. Si consolidavano così, o si spaccavano, correnti e sottocorrenti, chiarendo spesso più i rapporti di forza che le idee. L’ultimo e più famoso, anzi prestigioso regista di quella pratica fu Aldo Moro. Che già quando gli capitò di essere segretario del partito ma ancor più dopo, quando ne fu solo il presidente o “il regolo”, come lo chiamava Indro Montanelli, raccomandava nei momenti difficili di «scomporre per ricomporre». Egli tentò di farlo pure con gli aguzzini delle brigate rosse che lo avevano sequestrato nel 1978, portandoli a spaccarsi nella decisione sulla fine da riservagli. Ma fu una spaccatura rapidamente ricomposta nel peggiore dei modi, con la sua esecuzione nel bagagliaio di un’auto, fra atroci sofferenze ricostruite dagli esperti esaminandone i resti, essendo la morte sopraggiunta per dissanguamento, non per un colpo secco e mirato al cuore.
Anm, Cesare Parodi e le battutine su Meloni: "Col prosciutto ma anche da solo!"
“Ho la netta impressione che il referendum potrebbe tenersi già a marzo, c’è chi parla di apri...Ma torniamo alla Dc e al partito che presume di averne preso di più il posto, che è il Pd debitore con l’area di provenienza cattolica della promessa di una prossima tessera di iscrizione con l’immagine di un democristiano, dopo quella di Enrico Berlinguer. Non mi sembra francamente di vedere, al Nazareno e dintorni, uomini in qualche modo paragonabili davvero a Moro.




