La separazione delle carriere e il sorteggio del Csm non piegheranno i pm alla politica, ma anzi serviranno a difendere la Costituzione. È questo, in sintesi, il ragionamento riformista che arriva da sinistra, come sostiene Augusto Barbera su Il Foglio. Barbera, professore emerito di diritto costituzionale all'Università di Bologna, è stato Ministro per i rapporti con il Parlamento nel governo Ciampi ed ha presieduto anche la Corte Costituzionale.
Barbera ricorda che “la riforma della giustizia di cui stiamo parlando è una riforma liberale divenuta inevitabile dopo la così detta riforma Vassalli (la legge delega n. 81 del 1987)” che introdusse il sistema accusatorio, superando il vecchio codice autoritario. Da lì, “inevitabile conseguenza la separazione delle funzioni e delle carriere”, ma il percorso fu frenato da “emergenze” e “giustizialismi”. La storia, scrive, è chiara: la Corte costituzionale nel 1998, con la “Sentenza Neppi Modona”, frenò la spinta accusatoria; l’anno dopo arrivò l’articolo 111 sul “giusto processo” e sul giudice “terzo ed imparziale”. Poi la politica, come sempre, rovinò tutto. “Prima Craxi e poi Berlusconi”, spiega Barbera, usarono la bandiera della riforma per difendere se stessi, spingendo gli altri partiti a chiudersi nel no. Oggi il rischio è lo stesso: “Chi è a favore dell’attuale maggioranza voterà ‘Sì’, chi è contro voterà ‘No’”.
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Cinque punti guadagnati in 3 mesi. L'ultimo sondaggio di Youtrend per Sky Tg24 certifica il gradimento degli elettor...Il solito derby ideologico, che rischia di affossare anche questa riforma, come accadde per quella di Renzi. “Non mi piacciono le tifoserie, ma – spiega il giurista - non voglio demonizzare nessuna posizione: anche la ‘politique politicienne’ ha le sue logiche”.
Ma Barbera non fa sconti: “Si evitino argomenti artefatti”. Sì, dopo la riforma Cartabia i passaggi tra carriere sono pochi, ma “giudici e pm sono rimasti insieme nel medesimo Csm” e nelle stesse correnti, ormai “gruppi di pressione e di potere”. Infine, un monito: “Si rispetti la storia”. Tirare in ballo Calamandrei per dire no alla riforma è, conclude Barbera, “un richiamo privo di senso, anzi controproducente”.




