Una gestione dell’ordine pubblico muscolare». Così Matteo Lepore, sindaco di Bologna, definisce la scelta del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, di confermare il calendario originario per la sfida di Eurolega di basket tra Virtus Bologna e Maccabi Tel Aviv. Per il titolare del Viminale, nonostante le proteste annunciate da parte della variegata galassia Pro-Pal, il match deve comunque giocarsi nello storico PalaDozza di piazza Azzarita, nel centro della città, venerdì 21 novembre: «Non sono i soliti facinorosi che possono dettare l’agenda degli eventi».
Una scelta che l’amministrazione comunale - schierata fin dall’inizio con la causa palestinese, come testimonia la decisione di esporre la bandiera della Palestina da palazzo d’Accursio - contesta. Fosse per Lepore, la partita dovrebbe giocarsi nella più lontana “Unipol Arena” di Casalecchio di Reno. E non subito, peraltro: «Quando sarà disponibile». Una posizione più vicina a Potere al Popolo - una delle sigle che animeranno le proteste della prossima settimana, per il quale «la partita non va giocata»- che al ministero dell’Interno, che non ci sta a subire il ricatto di sindacati di base, movimenti e collettivi, pronti a bloccare la città per impedire ai “sionisti” del Maccabi di calpestare il parquet. Piantedosi, a margine dell’assemblea dell’Anci, l’altro ieri è stato categorico: «La partita si farà. Speriamo di non essere costretti a mettere in campo un esercito per poter contenere gli episodi ricorrenti di violenza a cui si assiste in questi casi». Solo per citare un precedente: la guerriglia scatenata in città il 7 ottobre scorso, nell’anniversario delle stragi di Hamas, da parte dei Pro-Pal.
QUESTURA AL LAVORO
Il Comune, subito dopo le parole di Piantedosi, ha mandato in avanscoperta l’assessore alla sicurezza urbana, Matilde Madrid: «Non condivido la scelta del ministro. L’auspicio resta quello di rivalutare questa scelta». Ieri, poi, è entrato in scena Lepore. Il sindaco i giocatori israeliani nel salotto di Bologna non li vuole, in pratica: «È giusto che la partita si giochi. Noi proponiamo che non si faccia esattamente nel centro storico della città, in mezzo ai cantieri, ai negozi e alla vita di tutti i giorni». Molto meglio «giocare all’Unipol Arena» (a trovare una data utile, visti i concerti in calendario...). Tant’è, il problema non si pone, visto che ieri la questura di Bologna ha ribadito che «la partita di basket Virtus-Maccabi si può svolgere regolarmente in città nella data prevista». Certo, «in relazione alle preannunziate manifestazioni di protesta» l’autorità preposta all’ordine pubblica anticipa che saranno adottate «le necessarie misure» di sicurezza. Inevitabile, viste le minacce che circolano via web. Ad esempio: sui profili social dei Giovani palestinesi di Bologna, a corredo del video nel quale Piantedosi annuncia la linea dura, i Pro-Pal rilanciano: «Fuori i sionisti da Bologna! I dispositivi repressivi non ci troveranno impreparati o disillusi, la Palestina ce lo insegna: solo attraverso la lotta e la resistenza riusciremo a spezzare ogni complicità col sionismo e i suoi servi». L’obiettivo è impedire lo svolgimento della partita a suon di proteste, come lascia intendere Potere al Popolo: «Qualche giorno fa abbiamo detto chiaramente che se le istituzioni cittadine si fossero rifiutate di fermare questa vergogna (la partita Virtus-Maccabi, ndr), l’avremmo fatto e l’abbiamo fatto costruendo con Blocchiamo tutto e decine di realtà la manifestazione del 21 novembre alle 18 da piazza Gaza (ex piazza Maggiore)».
LE MINACCE
Il Maccabi, per i Pro-Pal, incarna lo «Stato coloniale e di apartheid» di Israele. «I gruppi del Maccabi sono riconosciuti dalle autorità di mezza Europa come gruppi con addestramento militare, se non direttamente membri dell’esercito di occupazione israeliano». Insomma, la partita di pallacanestro è solo un tassello di una “guerra” più ampia, visto che all’appuntamento della prossima settimana seguiranno lo sciopero generale del 28 novembre e la «manifestazione nazionale per la Palestina e contro la Finanziaria di guerra»: «La questione è politica è rompere con l’economia e del genocidio e anche coi i suoi elementi di propaganda sportiva». Il tono è lo stesso sugli account di Cambiare Rotta, Usb Bologna, Organizzazione studentesca d’alternativa (Osa) e Global movement to Gaza Italia: «Bologna lo sa da che parte stare: no alla partita della vergogna, fuori Israele dagli spazi pubblici».




