Nel giorno delle firme sulle pre -intese per l’Autonomia, il centrodestra ha lanciato la volata ad Alberto Stefani, il candidato leghista che con tutta probabilità raccoglierà il testimone di Luca Zaia (accolto al comizio da un mare di applausi) alla guida della Regione Veneto. E proprio da qui è partito il vicesegretario del Carroccio che, dal palco del Gran Teatro Geox di Padova dove tutti i leader si sono alternati per sostenerlo, ha ringraziato «Zaia per aver magistralmente condotto questa regione per 5 anni», definendo le firme «un segnale importante» per il futuro di tutti i veneti. Quella dell’autonomia e del federalismo fiscale è «una sfida di responsabilità» perché «più si avvicina il decisore politico ai territori, migliori saranno le politiche dato che lo conosce via per via, esigenza per esigenza». E Stefani è chiarissimo: «Al centrodestra in Veneto la responsabilità non fa paura».
Un po’ come la sfida di guidare la Nazione non ha spaventato Giorgia Meloni tre anni fa: «Dicevano che l’Italia sarebbe stata la pecora nera d’Europa ma il Financial Times ha titolato: l’Europa deve prendere esempio dall’Italia». La differenza tra centrodestra e campo largo sta tutta nelle parole di Romano Prodi di qualche settimana fa, rievocate dal premier: «Ha detto che la sinistra non vince le elezioni perché ha voltato le spalle all’Italia; e se lo dice lui che sul voltare le spalle all’Italia ha una cattedra all’università...». Meloni ha quindi snocciolato i risultati dei suoi primi tre anni di governo: «Un milione di italiani ha trovato un posto di lavoro a tempo indeterminato. Abbiamo portato i dati sulla disoccupazione ai livelli più bassi da 18 anni e, come sempre, il Veneto è in prima linea con un dato ancora più basso di tre punti».
Anche le pari opportunità non sono più solo uno slogan. «La parità non è farsi chiamare presidenta, assessora o falegnama», ha spiegato il Presidente. Al contrario, «vuol dire non dover scegliere tra avere un posto di lavoro e poter mettere al mondo un bambino». Meloni ha gonfiato il petto per quanto riguarda l’abbassamento delle tasse, marcando le differenze con chi critica dall’opposizione. «Tagliamo le tasse a 800mila veneti con 50mila euro di reddito annuo. Per loro chi guadagna 2500 euro con due figli e un mutuo sulle spalle è ricco». Poi l’attacco che infiamma la platea: «Vi dico, per favore, andate a votare e lasciateli all’opposizione con le loro ricette tardo comuniste». I risultati di tre anni di governo sono racchiusi, secondo il premier, nelle grandi riforme che sono state portate avanti dall’esecutivo.
Dall’Autonomia - «quando prendiamo un impegno quello viene mantenuto» - al premierato, che permetterà di mettere la parola fine «agli inciuci, ai giochi di palazzo, ai governi che passano sopra la testa dei cittadini». E poi la grande sfida sulla giustizia, con il referendum che dovrà confermare la riforma Nordio. Meloni ha esortato tutti a combattere la loro battaglia, ma senza «strumentalizzare gli eroi di questa nazione», come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Un chiaro messaggio al fronte del “No”. Ha poi rievocato il caso più noto di mala giustizia: «Tutti i magistrati che hanno inquisito e condannato Enzo Tortora hanno fatto carriera. Tutti tranne uno: quello che lo ha assolto». Un esempio da tenere a mente quando gli italiani saranno chiamati a votare.
Ma prima del referendum c’è la sfida in Veneto. Una partita su cui Matteo Salvini è stato chiaro: «Non voglio vincere, voglio stravincere». Il leader della Lega ha ribadito il grande successo ottenuto portando le Olimpiadi a Cortina quando «nessuno credeva che dopo 70 anni» sarebbe stato possibile. Un risultato arrivato «vincendo in trasferta, contro i professionisti del no» quando la Lega era «al governo coi 5 stelle». Cavallo di battaglia del vicepremier è la legge sulla legittima difesa grazie alla quale «a Rovigo l’indagato non è il pensionato che si è difeso, ma il ladro». Così come, grazie al decreto sicurezza, «a Venezia una borseggiatrice ora è in carcere» e «a Mestre una casa occupata abusivamente, guarda caso da uno straniero, è stata immediatamente sgomberata». Tutti risultati che spiegano perché il centrodestra vince e convince gli elettori. Il merito, come ha ricordato Maurizio Lupi, «è della sua concretezza». È questa «l’unica cosa che può riavvicinare i cittadini alla politica». Per la coalizione poi, il sostegno alle imprese resta centrale. A ribadirlo è stato il segretario di Forza Italia Antonio Tajani secondo cui «è giusto difendere l’ambiente, ma mai a discapito dell’industria e dell’agricoltura». Per questo, «prima della fine di questa legislatura», il vicepremier azzurro auspica «una vera rivoluzione burocratica, tagliando lacci e laccioli che impediscono alle imprese di volare». Il ministro degli Esteri ha poi lanciato un appello a tutti gli elettori dem che, sentendosi orfani di un Pd ormai sbilanciato a sinistra, non sanno a chi guardare: «Nel centrodestra e in Fi troveranno una casa».




