Aumentano e si propagano a gran velocità i veleni contro l’autonomia regionale, frutto di un mix tossico di disinformazione, pressappochismo e deliberata disonestà intellettuale. Anche perché - a settimane o a mesi alterni gli attacchi sono ogni volta diversi, contraddittori, non di rado da parte degli stessi commentatori o degli stessi dichiaratori seriali (di sinistra, grillini e Pd), per non dire dei governatori meridionali progressisti, autori (o nella migliore delle ipotesi gestori e manutentori) di un declino evidente e di servizi indecenti.
Nei giorni in cui il processo conosce una tappa significativa, si grida al rischio di rottura dell’unità nazionale. E la cosa è senza senso: stiamo infatti parlando di una procedura prevista dall’attuale Costituzione (art. 116 comma 3). Anzi: proprio nelle riforme volute da esponenti di centrosinistra (a partire da Franco Bassanini) si stabilì che vi fossero competenze esclusive dello Stato, poi competenze esclusive delle Regioni, e infine competenze concorrenti. E si decise (ecco il senso dell’art. 116 comma 3) che lo Stato, su richiesta della Regione, potesse decidere se cedere queste ultime competenze. Non si vede dunque dove sia il vulnus all’unità nazionale.
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Sull’asse Venezia-Milano c’è chi- Luca Zaia- rispolvera la penna con la quale firmò l’in...Ma attenzione: questa è la critica dei mesi o delle settimane pari. Poi invece, in quelle dispari, quando sembra che il processo di autonomia sia frenato da qualche ostacolo politico, scattano critiche uguali e contrarie: in quel caso, si grida al Nord tradito, all’autonomia negata, alla maggioranza paralizzata. Tutto e il contrario di tutto: l’essenziale è dare addosso al centrodestra, con trattamento specialmente aggressivo verso Meloni e Salvini, Salvini e Meloni.
Ma è un continuo arrampicarsi su specchi sempre più scivolosi. Molti di quelli che strillano contro l’autonomia regionale (“oddio, oddio, lo Stato non c’è più”) sono gli stessi che continuano a predicare la bontà di una totale cessione di sovranità a favore dell’Ue. Quindi, se si tratta di Bruxelles, allora si può tranquillamente cedere potere e far deperire lo Stato italiano; se invece si tratta di una diversa articolazione dei poteri sul piano interno, è uno scandalo.
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Firmate le pre-intese, è ora di fare chiarezza. E di silenziare il fastidioso sottofondo della sinistra, per cui ...Tesi obiettivamente curiosa. Per carità: è legittimo essere favorevoli o contrari a ogni ipotesi (più o meno poteri all’Europa, più o meno poteri allo Stato, più o meno poteri alle Regioni): ma è ridicolo descrivere come “benedetta” una cessione di sovranità verso l’alto (cioè verso l’Ue) e invece come “maledetta” una verso il basso (cioè verso le Regioni).
La sensazione è che sull’autonomia si stia alimentando una caccia alle streghe. La riforma, semmai, appare perfino moderata: perché non prevede una vera autonomia fiscale delle Regioni (con piena responsabilità politica di queste ultime), ma un sistema cautissimo. Descrivere la riforma come uno scempio e una tragedia richiede davvero molta fantasia.
Tra l’altro - ecco il punto cruciale che svela la disonestà intellettuale di molti critici - quelle che andrebbero attaccate non sono le diversità future tra Regioni (tutte da dimostrare) ma le diversità attuali. A fronte delle stesse risorse, ad esempio, la sanità al Sud ha quasi ovunque performance indegne di un paese civile. Come si fa a difendere lo status quo? Come si fa a giustificare un ceto politico e amministrativo che ha troppo spesso praticato l’inefficienza? Ecco perché i critici dell’autonomia farebbero bene a far circolare meno fake news e meno argomenti tra loro contraddittori. Solita storia. Si accusa la destra di dividere il paese: ma il paese è già diviso adesso in diversi tronconi per ciò che riguarda alcuni servizi, e semmai con la riforma la situazione potrà cambiare. Si dice ancora che il Sud potrebbe essere penalizzato: ma il Meridione è penalizzato oggi. Vale dunque la pena di ricordare altri tre “dettagli”. Primo. Già nel 2018 (governo Gentiloni) furono messe nero su bianco delle pre-intese che riguardavano non solo Veneto e Lombardia ma anche l’Emilia Romagna, con entusiasmo dell’allora governatore Pd Stefano Bonaccini, prima che quel partito cambiasse idea.
Secondo. Indipendentemente dal fatto che una regione italiana chieda o no di usare l’autonomia differenziata, si è stabilito che alcuni servizi e prestazioni debbano essere comunque garantiti. Ciò che non è garantito oggi lo sarà domani. Questo è assicurare l’unità del Paese. Terzo. Semmai si compie un primo passo affinché i politici locali scelti dai cittadini, specie a livello regionale, possano fare di più ed essere conseguentemente giudicati dagli elettori. Non c’è nulla di male. Anzi, è finalmente un passo nella direzione giusta.




