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Veneto, il peso di Luca Zaia: con lui la Lega al 36%

di Alessandro Gonzatomartedì 25 novembre 2025
Veneto, il peso di Luca Zaia: con lui la Lega al 36%

4' di lettura

A Padova ci sono tre gradi, piove e tira vento. All’ora di pranzo tra i tavolini del bar dell’Hotel Crowne Plaza, quartier generale di Alberto Stefani, i dubbi sono solo due: chi vincerà la sfida interna tra Lega e Fratelli d’Italia - finirà con un sorprendente 36 a 18, approfondiamo subito - e quanti voti prenderà “il doge”, Luca Zaia, capolista nelle sette province: sarà lui, ovviamente, il campione di preferenze. Un cronista azzanna un tramezzino e la maionese gli schizza sui pantaloni beige: ci si chiede anche se riuscirà a pulirli, dunque i dubbi diventano tre.

Lo scrutinio inizia alle 15, Stefani aspetta in una saletta dietro la sala stampa e l’instant poll lo incorona immediatamente governatore. Tra i leghisti c’è una cautela immotivata, fino alle 17 parla solo il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Ostellari, il quale è tra i primi assieme all’europarlamentare Paolo Borchia a chiudersi in conclave col presidente in pectore. Con loro il sottosegretario all’Economia, Massimo Bitonci, ex sindaco di Padova.

Tranne l’eurodeputata Silvia Sardone, che via social si complimenta con Stefani alle 16, i leghisti fanno loro il mantra di Vujadin Boskov, leggendario allenatore serbo: partita finisce quando arbitro fischia. Ma la partita, per lo sfidante di centrosinistra, Giovanni Manildo - inchiodato tra il 29 e 30%, Pd al 17 - come prevedibile non è mai iniziata. Stefani vince col 64, in Veneto il secondo miglior risultato di sempre per la coalizione di centrodestra (per la Lega è record), migliore della prima e seconda vittoria di Zaia, che nel 2020 però ha preso il 78.

Dicevamo del derby, vinto nettamente dalla Lega che anche grazie al traino di Zaia ha capovolto il risultato delle Europee 2024: era finita con Fdi al 37,6 e la Lega al 13,1. Forza Italia l’anno scorso ha inglobato Noi Moderati e ha preso l’8,6%: oggi correndo da sola è al 6,3, un risultato al di sotto delle aspettative. Il terzo candidato, Riccardo Szumski, medico vicino alla galassia “No Vax”, ha preso il 5: insieme all’exploit della Lega è lui la sorpresa positiva di un’elezione che ha segnato il minimo storico d’affluenza per il Veneto, 44,6%. Senz’altro hanno influito il risultato scontato e una campagna elettorale di appena un mese. Tra gli altri Marco Rizzo si ferma all’1.
Stefani si presenta in sala stampa alle 18, in anticipo rispetto alle previsioni, ma d’altronde i dati sono consolidati.

Al tavolo siede da solo, un giornalista gli chiede perché non ci siano i leader e il neo governatore, sorridendo, fa capire che la sua accelerazione ha bruciato sul tempo Matteo Salvini, che arriverà dopo un’ora e ci sarà un’altra conferenza.

«Sarò il sindaco dei veneti», esordisce Stefani, che il sindaco lo ha fatto, a Borgoricco, nel Padovano, eletto a 27 anni; a 22 era consigliere, a 25 è diventato parlamentare e nel frattempo è stato segretario della Liga Veneta, incarico che lascerà a giorni. Manterrà il ruolo di vicesegretario della Lega? «Lo deciderà Salvini». Il quale poco dopo lo conferma «con orgoglio». Naturalmente si dovrà dimettere da deputato, dunque ci saranno elezioni suppletive. Lega e Fdi erano già d’accordo sulla spartizione degli assessorati, 3-4 alla Lega e 5-6 ai meloniani. L’esito delle urne può cambiare l’accordo? «Pact sunt servanda, siamo una squadra e i patti si rispettano», sottolinea Stefani. Il primo provvedimento della giunta? «La creazione di un assessorato ad hoc per il Sociale, staccato da quello alla Sanità».

In Toscana, invece, il dem Eugenio Giani come priorità ha annunciato il riconoscimento dello Stato di Palestina. «L’affluenza non ci soddisfa», continua Stefani, «la politica deve riuscire a incentivarla. Lavorerò anche per riportare la gente al voto». La conferenza dura mezzora, la sala si svuota ma alle 19.12 Stefani rientra con Salvini e si ricomincia. «Ho conservato gli screenshot e le dotte analisi per il mio album personale», ironizza il vicepremier, «da dieci anni danno per morti la Lega e il sottoscritto.
Diciamo che siamo in discreta salute, e il risultato del Veneto fa bene a tutti, pure alla Lombardia, anche se alle elezioni lombarde mancano due anni e siamo una coalizione». Vannacci? «Ha contribuito come tutti alla causa». «La Schlein sperava nel ribaltone? Le auguro di sperare a lungo». Cosa farà Zaia? «Questa vittoria è anche frutto dei suoi 15 anni di lavoro. Luca ha generosamente guidato le liste della Lega, questo vuol dire militanza di partito, due parole che amo».

Zaia parla dalla storica sede leghista di Treviso, il K3. Il “doge” è ancora risentito per l’impossibilità, a causa del limite ai mandati, di ricandidarsi a governatore: «Con la mia lista avremmo avuto più consiglieri. Dicevano che ero un problema... Mi si apre il cuore per questo risultato, significa che è stata riconosciuta la nostra buona amministrazione e quello che ho subìto». Si candiderà a sindaco di Venezia o alle suppletive? «C’è tempo». Intanto mentre scriviamo ha superato le 170mila preferenze il più votato 5 anni fa ne ha prese 12mila - e potrebbe arrivare intorno alle 200mila. Il cronista coi pantaloni beige ha ancora la patacca.