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Rissa nella Lega: finisce a schiaffi

Tensione alle stelle nella riunione di partito prima del voto su Cosentino. Il fronte del "sì" tra sospetti e veleni. Bossi in minoranza

Giulio Bucchi
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Il caso Cosentino non solo spacca la Lega, ma addirittura la fa venire alle mani. I momenti di tensione massima si sono raggiunti durante la riunione del Carroccio a Montecitorio, prima del voto che avrebbe deciso sull'arresto o meno del coordinatore del Pdl campano. Secondo fonti dell'agenzia Agi, il deputato Roberto Paolini (a destra nella foto) ha preso la parola per dire no all'arresto, posizione "in libertà di coscienza" come anticipato dal segretario Umberto Bossi la sera prima ma in contrasto con la linea ufficiale del partito che in giunta, martedì, aveva votato per l'arresto. Quando Paolini cita il precedente di Enzo Carra, il portavoce del Dc Forlani arrestato con tanto di manette in bella vista indicando la necessità di "respingere gli arresti facili", una parte di colleghi leghisti insorge. Qualcuno gli grida: "Ti ha chiamato Berlusconi?", alludendo alle pressioni del Cav e del Pdl su alcuni deputati del Carroccio. I toni si scaldano subito e Paolini arriva quasi alle mani con Giampaolo Dozzo, prima che i due vengano separati. Parla Maroni - "Io non ho condivisio la posizione della libertà di voto, ma l'ho accettata perché era la posizione espressa nel gruppo", ha poi commentato Roberto Maroni dopo il voto. "Io - ha aggiunto l'ex ministro leghista - ho mantenuto la posizione favorevole all'arresto". A chi gli chiedeva se Berlusconi lo avesse chiamato ha risposto: "No, non mi ha chiamato".  La posizione della Lega verrà capita dall'elettorato padano? Maroni è perplesso "Non lo so, io ho ricevuto molti messaggi negativi su questa posizione". L'opinione di Bobo, probabilmente, è stata condivisa anche da molti altri leghisti, se è vero che Bossi in riunione non ha potuto imporre la linea del "no" all'arresto, limitandosi alla formula "libertà di coscienza e nel dubbio votare sì". La base si indigna - La base della Lega Nord non ha apprezzato il voto parlamentare di oggi, che ha evitato l'arresto a Nicola Cosentino. In molti, sull'emittente del Carroccio, durante la trasmissione 'che aria tirà, condotta da Roberto Ortelli, hanno criticato l'atteggiamento dei capi del movimento che prima in Commissione, avevano votato a favore dell'arresto, per poi cambiare idea in Aula, e negare l'autorizzazione. Bossi d'altra parte aveva lasciato libertà di voto. Gli ascoltatori, come Andrea che telefonava da Varese e Alfonso da Bergamo, prima di beccarsi una valanga di pesanti insulti dal conduttore sono riusciti a dire comunque la loro. Il primo si chiedeva "perchè la Lega ha salvato un camorrista", e il secondo ha detto che "Bossi dovrebbe vergognarsi" perchè ha dimostrato di essere un "venduto". Gran parte della trasmissione è stata occupata da Ortelli che lanciava epiteti a tutti quelli che non la pensavano come lui, che si è dichiarato contro il 'giustizialismò e a favore delle "prove certe". A tutti l'invito a leggere le 'cartè. Ma secondo molti ascoltatori, tra cui Carlo che telefonava da Brescia, le prove sarebbe saltate certamente fuori se la Lega non avesse votato contro l'arresto: "le prove le avrebbero trovate se voi aveste avuto la dignità di consegnare Cosentino alla magistratura". Il conduttore ha letto anche alcuni sms arrivati in redazione, e tranne forse un paio, erano tutti dello stesso tenore: "Ortelli patetico"; "vergona Lega mafiosa, non ti voterò più", "cialtroni, non avete fatto le riforme della giustizia". Da tutte le città, il tono delle telefonate è lo stesso. Mimmo da Milano ha chiamato per dire "quando farete la vostra manifestazione il 22 gennaio, ricordatevi di inneggiare alla camorra". Domenico da Torino è "sdegnato. Cosentino andava arrestato". E a chi, che come Francesco osserva che comunque la si pensi su Cosentino, nel partito è emersa una spaccatura, Ortelli replica che "c'è solo lebertà di pensiero". Strano che il conduttore non abbia lasciato finire la frase a un certo Ciro da Napoli, conversazione interrotta con il "cefalo" (così lo ha definito) mentre stava ringraziando i leghisti per non aver fatto arrestare Cosentino.

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