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Silvio chiama Bossi per le riforme Ma pensa solo a Barcellona-Milan

Berlusconi è indeciso se andare dal Pdl oppure seguire la trasferta dei suoi ragazzi al Camp Nou

Andrea Tempestini
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“Forza Milan” - e non “Forza Lecco” o “Veneto” o “Toscana” - è la cosa che prevalentemente interessa a Silvio Berlusconi in questi giorni. L'ex presidente del Consiglio sta decidendo se partire o meno in trasferta con la squadra alla volta di Barcellona, per  la partita di ritorno della Champion League.  In tema di politica, invece, il Cavaliere continua a stare defilato. Lascia fare quasi tutto ad Angelino Alfano, pur mantenendo un occhio vigile sulla riforma della giustizia, argomento che lo tocca in prima persona. Martedì sarà a Roma dopo un'assenza prolungata. E il rientro nella capitale è motivato dalla necessità di presiedere l'ufficio di presidenza del Pdl. A via dell'Umiltà il pilota automatico non basta, Silvio deve riprendere in mano la cloche perché lo scontro tra ex Forza Italia ed ex An sta assumendo contorni preoccupanti. Fratricidi. Uno dei motivi di litigio è la legge elettorale. Con i forzisti che spingono per l'accordo con Pd e Terzo polo su un sistema più proporzionale e gli aennini che non intendono mollare la bandiera del bipolarismo. Forse i post-missimi possono sentirsi un po' risollevati dalle parole di Umberto  Bossi. Ieri il leader della Lega Nord, smentendo di aver incontrato Berlusconi e la Gelmini nella sua Gemonio, ha tuttavia ammesso che il canale di comunicazione non è del tutto interrotto: «Con Silvio ci siamo intravisti, lui cerca sempre di fare accordi». Sull'alleanza alle Amministrative? No, ha precisato il Senatur, «non sull'alleanza, vuole fare l'accordo sulla legge elettorale». A conferma che l'ex premier non si preclude nessuna strada. Manda avanti Alfano a trattare con Bersani e Casini, ma lui continua a coltivare i rapporti con il Carroccio, perché non si sa mai. D'altronde se l'attuale bozza formulata al tavolo trasversale non contiene aspetti punitivi per i leghisti ci sarà un motivo. O no? L'inciucio, poi, è una realtà così precaria che a via dell'Umiltà si tengono sempre una carta di riserva. Quella verde. Sono troppe le cose che dividono Pdl e Pd per poter funzionare a lungo, questa larga coalizione. Ad agitare le acque c'è la riforma dell'articolo 18 (invisa a Bersani e compagni), ma incombono anche le leggi sulla giustizia. A partire dalla responsabilità civile dei magistrati (rivendicata da Alfano, osteggiata dai democratici), il ddl anti corruzione (concussione sì, concussione no) e la legge sulle intercettazioni. Il momento di difficoltà a sinistra fa brillare la destra nei sondaggi, sostiene Alfano: «L'aumento del Pdl in tutte le indagini demoscopiche è  significativo». E aggiunge: «Siamo tornati a essere il riferimento  dell'area dei moderati superando la fase più delicata», cioè «la caduta del governo Berlusconi». di Salvatore Dama

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