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Otto e mezzo, Marco Travaglio: "Draghi tira dritto? Sento una brutta aria". L'accusa: torna il fascismo

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Con Mario Draghi torna l'aria di fascismo. Marco Travaglio, in collegamento con Lilli Gruber a Otto e mezzo su La7, non usa giri di parole. "Mi preoccupano le espressioni: 'tirare dritto', 'rigare dritto'... - esordisce il direttore del Fatto quotidiano - Sono lessico autoritario. Il compiacimento con cui la grande stampa draghiana elogia questo modello è preoccupante".

 

 

 

 



Travaglio, gran consigliere privato di Giuseppe Conte, non è mai stato tenero con l'ex presidente della Bce fin dal suo arrivo a Palazzo Chigi. Pagine e pagine di sfottò e ironie contro il cosiddetto "governo dei migliori". Legittimo, ci mancherebbe. Ma qua si cambia di passo, arrivando di corsa fino al Ventennio. Ci manca solo l'odore di olio di ricino, ma forse basta solo aspettare.

 

 

 

 

 

 


La causa scatenante è la decisione del premier di presentarsi al Consiglio dei ministri con la bozza della manovra già "blindata". "Patuanelli e Orlando, rappresentanti dei due partiti più votati, gli hanno detto che non si fa, che non è mai successo - sottolinea Travaglio -. I partiti sono lì per rappresentare i propri elettori, chi il reddito di cittadinanza, chi Quota 100, chi la giustizia. Sento una brutta che crea dei pericolosi precedenti. Se noi superiamo la politica, e trasformiamo la politica in una cosa deteriore che disturba Draghi nel suo disegno, abbiamo perso i fondamentali. Poi non ci lamentiamo se la gente non va a votare, perché se diciamo che tanto indipendentemente dal voto si sa già chi governerà allora la gente trova di meglio da fare".

 

 

 


 

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