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Michele Santoro: "Puzzate di mer***", chi viene insultato dal teletribuno

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Francesco Specchia
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"Merda". Non si capisce se sia un concetto antropologico, una citazione di Rino Formica («la politica è lacrime e merda») o scatologia pura. Scrive nell'incipit del suo ultimo libro, Non nel mio nome (Marsilio, pp.128, euro 12), Michele Santoro: «Io non sono un politico. Un politico deve porsi prima di tutto il problema del potere, il che vuol dire entrare nelle stanze che puzzano di merda senza battere ciglio. Deve farlo se vuole uscirne con qualcosa di utile per il paese. Ma molto spesso gli resta solo quel tanfo appiccicato addosso e basta. Finisce per farci l'abitudine e ciò che gli di più è proprio l'odore di quella merda. Non l'ho mai sopportato e, quando sono arrivato davanti a quelle stanze, mi sono sempre tirato indietro schifato. Il risultato è che la puzza è aumentata e pure il mio senso di colpa per essere rimasto a guardare senza provare a cambiare le cose». 

 

Ora il libro è espressione legittima dell'intero corpus dell'ideologia santoriana, ed è perfino ben scritto. Ma urge qualche errata corrige. Per esempio: Santoro forse oggi non è un politico, ma lo è stato. Epurato dalla Rai nel 2004 per l'"editto bulgaro" si candidò nelle circoscrizioni nord-ovest e sud e venne eletto in entrambe all'Europarlamento come indipendente nella lista Uniti per l'Ulivo. Non solo aprì la porta da dove esalava l'eau de merde -diciamo-; entrò nelle stanze e ci accomodò. Ignoriamo se, in un annetto chiuso lì dentro, il tanfo gli sia rimasto appiccicato addosso. Epperò, l'esperienza prodiana a 15mila euro al me se era certo dettata dal sacro fuoco delle batta glia per la libertà d'informazione. E, comunque, non è che la coerenza politica fosse il suo forte. A Famiglia cristiana Michele dichiarò di aver votato Dini, La Malfa e Di Pietro, quando tutti l'associavano a Berlinguer. Ma tant' è. Divenne, Michele, a Bruxelles membro della Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni; della Commissione per la cultura e l'istruzione; della delegazione alla commissione parlamentare mista Ue-Croazia; del la delegazione alla commissione di cooperazione parlamentare Ue-Russia. 

 

E, in tutto questo florilegio d'incarichi sfoderò la bellezza di 4 -di casi- 4 interrogazioni parlamentari, registrando tassi di presenza trai più bassi del Parlamento. Finì che nel 2005, stufo del ruolo e reintegra to in Viale Mazzini, Michele diede le dimissioni, facendo incazzare gran parte dei suoi 730mila elettori che avevano sinceramente creduto nella sua rivoluzione. «Per me il conflitto in Ucraina è stato un punto di svolta, mi sono sentito senza alcuna rappresentanza», scrive sempre Santoro. Ci piacerebbe conoscere oggi il giudizio dei suoi elettori sul concetto di "mancanza di rappresentanza". Rimane il dubbio: prevale la puzza o il senso di colpa...?

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