Alfano: "Leali a Monti ma schiena dritta, Pd e Udc non dettano l'agenda"
Politica
Orvieto, 8 mar. - (Adnkronos) - "Siamo e saremo leali a Monti, ma con la schiena dritta, senza ammainare la nostra bandiera". Il segretario del Pdl Angelino Alfano nel suo intervento al seminario di formazione politica del partito a Orvieto torna sul tema caldo del momento, dopo il suo no di mercoledì scorso al vertice con Monti e i leader di Pd e Udc, Bersani e Casini. Un no che ha scatenato la bagarre, con le successive dichiarazioni di Riccardi e la richiesta di dimissioni da parte di una nutrita pattuglia di senatori del Pdl. Alfano punta i piedi e avverte: "Nei prossimi mesi non ci faremo dettare l'agenda da nessuno. Noi non ci facciamo dettare l'agenda da Pd e Udc. "Noi siamo un partito che con maggiore lealtà ha fatto sì che Monti potesse governare l'Italia per affrontare l'emergenza economica. Ecco perché ieri non siamo andati a un incontro per parlare di temi surreali. L'agenda dell'Italia è sui temi economici, non è quella del Palazzo, ma quella del popolo". Poi la proposta, quella per "una grande sessione sulla giustizia", con l'invito a Udc e Pd a partecipare. "Ci vogliono far parlare di giustizia dopo tre anni che dicono che altri sono i problemi del Paese, io allora lancio oggi la proposta di una grande sessione sulla giustizia dove si parli del ddl sulla corruzione da noi portato in Parlamento ma anche di intercettazioni e giusto processo". Il segretario del Pdl invita i due partiti che sostengono il governo Monti a fare un "confronto a viso aperto, se veramente si vuol fare sul serio". "Se c'è un altro vertice io vado e non accetto esclusioni di temi. Io sono sempre disponibile", ha detto oggi il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, tornando sulla questione dello stop di mercoledì al vertice, parlando prima di Alfano. "Quello che è successo non va sottovalutato. Chi ritiene che il governo non debba occuparsi di materie importanti, lo indebolisce. Non è il momento di fare i giochini", ha detto il leader dell'Udc, Pieferdinando Casini.