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Al Bambino Gesù il primo trapianto di rene hand assisted

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Garantiti la sicurezza dell'intervento e la sopravvivenza a lungo termine dell'organo. Ma l'Italia rimane agli ultimi posti

bonfanti ilaria
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E' stato effettuato questa matttina su una bambina toscana  il primo trapianto pediatrico di un rene all'Ospedale Bambino Gesù di Roma con la tecnica "hand assisted". Si tratta, nello specifico, di una procedura caratterizzata da una minima invasività, con evidenti vantaggi per il donatore.  L'"hand assisted" permette una degenza in ospedale più breve, la completa assenza del dolore post operatorio e avviene in totale sicurezza. Il raggiungimento dei parametri sopra indicati è inoltre decisamente più importante che nella pratica chirurgica generale perché la condizione del donatore risulta peculiare per la buona riuscita dell'intervento.  Il donatore inoltre decide di regalare il proprio organo ricavando "semplicemente la soddisfazione di aver salvato la vita ad una persona in difficoltà", in conformità alle indicazioni delle donazioni samaritane. La particolare ed innovativa procedura è stata frutto dell'assidua collaborazione tra l'equipe medica dell'ospedale Bambino Gesù e della clinica Mayo di Rochester, negli Stati Uniti. Il trapianto del rene è stato anche condotto nell'ambito del "Quinto corso sull'urologia pediatrica" e fa parte di un progetto più ampio per la donazione da viventi. Secondo gli approfonditi studi epidemologici inoltre, oltre alla garanzia della buona riuscita dell'intervento, è da sottolineare come l'organo trapiantato da vivente sopravviva molto più a lungo rispetto ad un organo prelevato da un donatore deceduto. L'Italia, nonostante la consapevolezza delle costanti ricerche scientifiche, risulta agli ultimi posti della graduatoria dei trapianti di donatore vivente. Secondo gli ultimi dati raccolti, sono solo l'1.7% i trapianti da viventi, contro un buon  13,4% del Regno Unito ed un corposo 22% di Islanda e Paesi Bassi. In America la procedura è in continua evoluzione con picchi di interventi che corrispondono ad un 60%. Da sottolineare però che in Italia non tutti i centri propongono la donazione da vivente come opzione al paziente.

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