Trent'anni fa moriva Landolfi
ultimo dandy della letteratura
“E in tal modo, di ammissione in ammissione, per delicatezza, ho perduto la mia vita.” Queste erano le parole di Tommaso Landolfi, l'ultimo dandy romantico della letteratura contemporanea. A trent'anni dalla morte dello scrittore, avvenuta l'8 luglio del 1979 a Ronciglione, il centro studi e ricerche “Francesco Grisi”, diretto da Pierfranco Bruni, celebra l'opera e la figura di questo personaggio notturno, di stravagante eccezionalità. La vita come gioco - Nel ricordarlo il direttore del Centro annuncia un convegno sul tema “Tommaso Landolfi tra il racconto della luna e i destini della terra” programmato per il 4 settembre prossimo a Taranto. Si tratta di un convegno che darà vita ad una serie di incontri che si svilupperanno nel corso dei mesi autunnali. Pierfranco Bruni ricordando Landolfi afferma: “Uno scrittore che ha raccontato la vita, recitandola nell'inquieto esistere della favola e della perdizione ironica del viaggio. La vita come ironia e gioco. Su questi fili che formano le maglie del suo mosaico di esistere si è sviluppato il dato narrativo e il segno poetico. Ha forzato sempre la realtà superandola o attraversandola e concedendosi all'intreccio delle metafore che hanno dettato il suo andare nel tempo in una visione ad incastro tra la fedeltà alla parola, come recita di un se stesso, e l'infedeltà alla vita”. Da Gogol a Tolstoj - Certo, Landolfi resta uno scrittore nella nostra contemporaneità e il suo percorso letterario lo si è ben individuato non solo nella sua narrativa e nella sua poesia ma anche nelle traduzioni che vanno da Gogol a Novalis, da Tolstoj a Fedor Dostoevskij. Ci sono personaggi dostoevskijani in quell'immaginario che non è nell'assurdo ma nell'ironico. Uno scrittore che raccoglieva le ore del tempo sotto una luna che sempre attraversa il cielo come, appunto, in “La pietra lunare”. “Landolfi, sottolinea ancora Pierfranco Bruni, è, certamente, uno scrittore che proviene dalla tradizione del romanzo esistenzialista e si inserisce in una dimensione decadente, ironica e tragica della contemporaneità”.