"Dolce pantera tu m'ispiri..."
Carducci innamorato all'asta
Dolce pantera, «se Dante duolsi di essere apparito vile agli occhi a molti che forse in altra forma l'avevano immaginato, che potrebbe esser mai di me? E per ciò stimo meglio anch'io che Ella non mi conosca nè men per rappresentazione, o non le mandi il mio ritratto (già non ne ho più), pur ringraziandola di gran cuore che Ella abbia avuto il gentil pensiero di mandarmi l'immagine sua». Così scriveva un Carducci anzianotto ma innamorato alla ventiduenne poetessa Annie Vivanti. Due lettere d'amore inedite del poeta sono infatti tornate alla luce e saranno battute dalla casa d'aste Bolaffi a Torino mercoledì 10 dicembre nel corso di una vendita di manoscritti letterari che comprende autografi, tra gli altri, di Edmondo De Amicis, Giorgio Bassani, Cesare Pavese, Luigi Pirandello, Giovanni Papini e Benedetto Croce. Gli autografi dell'autore delle «Odi barbare» sono stimati 1.000 euro, ma gli esperti ipotizzano un deciso rialzo del prezzo finale per queste lettere di un Carducci innamorato. Le due minute di lettere fittamente vergate su pagine di taccuino a quadretti rossi sono inedite, ha precisato lo specialista di manoscritti Massimo Fino, ricordando che nel 1890 Vivanti aveva pubblicato le sue poesie («Lirica», Treves) con la prefazione dello stesso Carducci. Da allora tra la giovane poetessa e il grande poeta si sviluppò, come è noto, una lunga e chiacchieratissima amicizia sentimentale. Le missive che Carducci e Vivanti si scambiarono nel lungo periodo della loro relazione sono oggi raccolte in «Addio caro orco. Lettere e ricordi 1889-1906» a cura di A. Folli (Feltrinelli, 2004). La prima lettera fu scritta a Bologna 30 luglio 1891, a partire dall'invio dei rispettivi ritratti. Il testo ha uno sviluppo carduccianamente modulato tra «confessioni e battaglie». La seconda è più appassionata: Carducci dà ad Annie del tu, ed è sempre del 1891. «Orrore! Tu sai bene che tu mi ispiri tutt'altro e giochi con quella male avventurata parola, come faresti, dolce pantera, col mio cuore. Ma io son selvaggio e fantastico, e alle volte anche stupido e temo che, vedendone alla lunga, tu mi piglieresti a noia. E poi temo che tu mi ammolliresti. E bada, dolce donna, io non voglio esser ammollito. La regione mia è quella delle aquile, e ho bisogno di respirare le nubi che si arroventano e l'alito della tempesta. Amo gli usignoli e le colombe, ma mi sento razza di falco.. E poi ho da lungo tempo un presentimento di morir presto; e voglio affrettarmi a combattere le mie battaglie. E ho paura, dolce donna, che tu mi ammollisca. I soavi ideali, i sogni, i sospiri, non debbono intrattenere a lungo un uomo di 56 anni, un repubblicano. Tu hai la società elegante e amorosa: io non ho più che il dovere e la mia fede severa. Ecco perche dissi di temere il tuo aspetto, io diffido di me vantatore, dolce pantera».