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Il made in Italy in mostra tra marchi e brevetti

Tra 150 anni dell'Unità d'Italia e il 60° anniversario della moda made in Italy, Roma riscopre i marchi e le creazioni simbolo del nostro Paese

domenico d'alessandro
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Festeggiare 150 anni di Unità, può voler dire riscoprire le radici delle eccellenze che il mondo intero ci invidia analizzando i momenti salienti della nostra storia. In quest'ottica si pone la mostra "Copyright Italia, Brevetti, Marchi, Prodotti 1948-1970", ospite dell'Archivio Centrale dello Stato a Roma. DAL DOPOGUERRA AL BOOM ECONOMICO - Dal secondo Dopoguerra ai primi Anni 70 ce ne sono state di scoperte, alcune poco significative, altre destinate a condizionare la storia e la promozione del made in Italy in ogni angolo del globo, e proprio su queste la mostra accende l'attenzione. D'altronde, a partire dalla fine del secondo conflitto mondiale la voglia di rinascere e costruire hanno caratterizzato il Paese, conferendogli una nuova identità, un'essenza dinamica, positiva, un'anima operosa, intraprendente e creativa. Così si è arrivati, con una velocità di evoluzione mai vista prima agli anni del benessere, quelli del boom economico, responsabile di un nuovo stile di vita che andava diffondendosi, costruito su un benessere mai visto prima, capace di condizionare a fondo il costume di un Paese intero influenzandone non solo la crescita economica ma anche lo strato sociale. La mostra, analizzando un periodo lungo oltre 20 anni, quello  tra il 1948 e il 1970, espone  alcune geniali creazioni dell'epoca, testimonianze di un'evoluzione tanto significativa che oggi ancora ne avvertiamo le onde d'urto. "Brevetto", "Marchio" e "Prodotto" sono le tre sezioni in cui si articola la mostra che espone diverse realizzazioni tra cui il polipropilene isotattico, che valse il premio Nobel a Giulio Natta, lo storico Settebello, il treno che sfiorava i 160 km/h, e i primi distributori automatici di caffè. TRA UNITA' D'ITALIA E MADE IN ITALY - Nella realizzazione della mostra, curata da alcuni esperti delle più prestigiose università italiane, ruolo fondamentale hanno avuto i grandi nomi dell'impresa tricolore, quindi Eni, Fiat, Olivetti, Barilla, Breda, Ferrovie dello Stato, Alfa Romeo.  Se si parla di simboli italiani però la moda gioca un ruolo da protagonista, ambasciatrice com'è da sempre dell'eccellenza nostrana  nel mondo con il suo altissimo artigianato. Così nel cuore dell'esposizione un'isola raccoglie i grandi nomi della fashion industry che hanno influenzato con metri di stoffa e materiali pregiati il costume italiano, accendendo l'attenzione su una  duplice ricorrenza, da una parte i 150 anni dall'Unità d'Italia, dall'altra i 60 anni della moda made in Italy. Le Sorelle Fontana e il loro scandaloso "abito pretino", il "sandalo invisibile", una delle calzature di Salvatore Ferragamo più famose del secondo dopoguerra, gli abiti all'avanguardia di Capucci, resi luminescenti – nel 1965 il Maestro li fece sfilare al buio - grazie all'applicazione di perline del rosario, e poi ancora il tailleur "Saton" di MaxMara (sopra, nella foto) e le cinture di Ferré, sono solo alcuni dei capi che con stile ed eleganza hanno segnato un'epoca.  di Donatella Perrone

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