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Albumina, più sicurezza e risparmi con le nuove modalità di infusione

Maria Rita Montebelli
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Chiudere il sistema dì infusione – passare cioè da un sistema aperto ad uno chiuso che garantisce la sterilità – garantisce una maggior sicurezza e consente risparmi importanti per la sanità. Lo dimostra una metanalisi condotta su dati provenienti da 15 Unità di Terapia Intensiva in quattro Paesi (Italia, Gran Bretagna, Germania e Francia), che ha permesso di osservare come il passaggio dal ‘sistema aperto' di infusione al ‘sistema chiuso' abbia ridotto in maniera significativa (-67%) le infezioni associate all'utilizzo del catetere venoso centrale. Almeno il 27% delle gravi infezioni del sangue è associato all'utilizzo del catetere venoso centrale tramite una somministrazione a ‘sistema aperto',  modalità che, necessitando l'immissione di aria nel flacone per consentire il deflusso della soluzione, comporta potenziali rischi in termini di sterilità.  Un problema non di poco conto, se pensiamo che sono circa 8.500 i casi di infezioni del sangue registrati ogni anno negli ospedali italiani per motivi legati a contaminazioni di varia natura. Come conseguenza, la degenza ospedaliera viene prolungata di circa 13 giorni  con costi sanitari pari a circa 13.000 euro per singolo caso. A questi dati si associa anche un aumento dei costi sociali indiretti.  Il ‘sistema chiuso'. E' stata di recente introdotta un'importante innovazione da Baxter per il confezionamento dell'albumina: una sacca di plastica flessibile dotata di ‘sistema chiuso'. L'introduzione del ‘sistema chiuso' rappresenta un valido aiuto  sia rispetto al  mantenimento della sterilità, che alla sostenibilità delle strutture ospedaliere. Da un lato, infatti, si semplificano le fasi di preparazione dell'infusione e si riducono eventuali rischi di contaminazione, dall'altro, il confezionamento in sacca di plastica flessibile riduce il volume dei rifiuti e l'impatto ambientale. La nuova albumina umana in sacca flessibile singola, disponibile sia per l'uso ospedaliero che domiciliare, associa vantaggi sia di tipo pratico che legati alla salute del paziente. Nel nostro corpo l'albumina, prodotta dal fegato, è la proteina del sangue più abbondante nell'organismo, costituendo  il 55% del contenuto proteico plasmatico totale. L'utilizzo in terapia della albumina estratta dal plasma umano è molto diffuso in Italia e si verifica in tutte quelle condizioni che richiedono il ripristino e il mantenimento del volume del sangue e dei fluidi corporei, tra cui, ad esempio, perdita di liquidi e/o sangue nel caso di interventi chirurgici, necessità di terapia intensiva, ustioni, e situazioni di carenza di albumina plasmatica conseguenti a gravi malattie del fegato, inclusa la cirrosi. (FLAVIA MARINCOLA)

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