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Rame e malattia di Alzheimer “Se la salute è anche nel piatto”

Maria Rita Montebelli
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Rame e cervello: arriva “nel piatto”, la “terapia” per la prevenzione e protezione, almeno parziale, dall'invecchiamento cerebrale. A suggerire la via alimentare insieme ad altre forme alternative di intervento contro il decadimento cognitivo è il gruppo di ricercatori che con i loro studi hanno dimostrato l'esistenza di un legame diretto tra alterazione nel metabolismo del rame e sviluppo della malattia di Alzheimer, riuniti in occasione del recente Congresso internazionale “Approccio non convenzionale alla malattia di Alzheimer: dalla ricerca alla cura” promosso dall'Istituto di Neurologia del Policlinico Agostino Gemelli di Roma e dall'Ospedale Fatebenefratelli all'Isola Tiberina. La strada indicata dal gruppo di medici e ricercatori si è tradotta in una pietanza, presentata nel corso dei lavori congressuali dallo chef pluristellato, Heinz Beck (collegato al progetto pilota social Gemelli@fornelli, www.gemellifornelli.it): una ricetta a base di pesce azzurro, la ricciola, marinata all'aceto balsamico bianco con neve di melograno. “Si tratta di un piatto dalle qualità organolettiche e nutrizionali particolari - spiega Giacinto Miggiano, Direttore dell'Unità di Dietetica del Policlinico Gemelli - ad elevato contenuto di acidi grassi omega 3, di vitamine B1 e B6, altre vitamine (B12), e a ridotto contenuto di rame, indicato nelle persone con malattia neurodegenerativa, che tiene conto delle indicazioni supportate da studi scientifici eseguiti anche su campioni numerosi di popolazione”. Tra questi, lo studio condotto su circa 4 mila persone a Chicago (Rush University Medical Center), che ha messo in relazione una dieta a più alto contenuto di rame e grassi saturi e tans-insaturi con la progressione del declino cognitivo, paragonabile a 19 anni addizionali di invecchiamento. Il rame non-ceruloplasminico. Detto anche “libero” o “tossico”, nasce da un alterato metabolismo del rame e che il nostro organismo non riesce ad eliminare, in alcune persone predisposte, è un fattore di rischio modificabile per la malattia di Alzheimer. Pertanto, una volta accertata la presenza di livelli elevati di questo metallo nel sangue, attraverso un test brevettato (C4D), ora disponibile, è possibile intervenire con una dieta specifica”, spiega Rosanna Squitti, ricercatrice dell'Ospedale Fatebenefratelli all'Isola Tiberina, capofila di uno studio, condotto dal Nosocomio con il Policlinico Gemelli (coordinatore, Paolo Maria Rossini, Direttore dell'Istituto di Neurologia) e con l'IRCCS Fatebenefratelli di Brescia: il gruppo ha di recente evidenziato come nei soggetti con livelli elevati di rame “libero” risulti triplicato il rischio di sviluppare malattia di Alzheimer (Annals of Neurology, 2014). Stime del 2010 riportano che sono circa 30 milioni nel mondo le persone colpite da questa malattia e circa un terzo dei casi può essere attribuito a fattori di rischio modificabili (come inattività fisica, fumo, ipertensione, obesità nella mezza età, diabete): ritardare l'insorgenza della malattia di un anno ridurrebbe dell'11% i casi di Alzheimer sopra i 60 anni nel 2015 (Lancet Neurology, 2014). “Le strategie nutrizionali contro l'invecchiamento cerebrale – aggiunge Miggiano – sono volte a ridurre fattori dannosi come grassi saturi, colesterolo e rame negli alimenti, e ad incrementare i composti neuro-protettivi, come gli antiossidanti (vitaminici - come A,C,E – e non), sostanze bioattive ed acidi grassi omega3”. La dieta consigliata. Per semplificare, tra le indicazioni alimentari e gli stili di vita, soprattutto nei soggetti anziani, è consigliato osservare una dieta ricca di verdure e frutta fresca, introdurre una dose adeguata quotidiana di vitamina E (presente in semi, spinaci ed altri vegetali a foglia larga) e vitamina B12 (efficace anche nella forma di integratore), controllare che le vitamine assunte non contengano né rame né ferro, ridurre i grassi saturi (come quelli contenuti nelle carni rosse). È utile inoltre fare almeno due ore di sport a settimana. Sull'argomento, linee guida anti-Alzheimer sono state pubblicate su Neurobiology of Aging (2014) dalla Physicians Committee for Responsible Medicine (Washington). “Soprattutto – conclude la Squitti – a meno di indicazioni specifiche del medico curante, i complessi multivitaminici (integratori) che contengono metalli sono dannosi particolarmente nelle persone con livelli elevati di rame “libero” nel sangue e lo diventano ancor più se assunti congiuntamente a cibi ad alto contenuto di rame, come il fegato, i frutti di mare, le ostriche e le cozze. Resta fermo il fatto che è opportuno farsi seguire sempre dal medico che darà le indicazioni specifiche per ogni caso”. (STEFANO SERMONTI) 

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