La tecnologia biofotonica ‘antiage'getta luce sulla bellezza della pelle
Arriva un trattamento estetico di nuova generazione in grado di stimolare nelle profondità del derma la produzione di collagene con una tecnica ispirata alla fotosintesi clorofilliana
Presentata nell'ambito del 19° Congresso Internazionale di Medicina Estetica - Agorà 2017 una tecnologia ispirata alla fotosintesi promette grandi cambiamenti nel mondo dei trattamenti estetici e antiage: si tratta della tecnologia biofotonica, una tecnica non invasiva che agisce sfruttando il potere della luce per stimolare in profondità la produzione di collagene. “Chi si rivolge alla medicina estetica oggi ha una grande consapevolezza di ciò che desidera – afferma Steven Nisticò, professore di dermatologia all'università di Tor Vergata e professore associato di dermatologia presso il dipartimento di scienze della salute dell'università 'Magna Graecia' di Catanzaro – aspira ad un ideale di bellezza naturale piuttosto che alla somiglianza artificiosa con personaggi dello spettacolo. Tende inoltre a preferire le tecniche non invasive, quelle cioè che stimolano sostanze già presenti all'interno del nostro corpo, a quelle invasive che inseriscono sostanze estranee all'organismo, e alla chirurgia”. La tecnologia biofotonica si basa sull'interazione tra i fotoni e i fibroblasti, cellule del nostro derma preposte alla produzione del collagene. “Il collagene è la struttura che sostiene la nostra pelle – spiega la dottoressa Maria Rosa Gaviglio – con il passare del tempo le fibre che lo compongono tendono a ‘disorganizzarsi', perdendo il loro ruolo di sostegno. Sulla nostra pelle l'effetto visibile di questo processo è la comparsa di rughe, la perdita di tono e l'assottigliamento. Inoltre con il danneggiamento della struttura del collagene è più difficile per il nostro derma trattenere l'acqua e rimanere correttamente idratato. Ma quello provocato dal naturale scorrere del tempo è solo un tipo di invecchiamento – continua Gaviglio – a minare l'aspetto della nostra pelle contribuiscono anche il fotoinvecchiamento, l'eccessiva esposizione al sole in altre parole, e l'invecchiamento ‘mimico' che provoca le famigerate rughe d'espressione. La tecnologia Kleresca è in grado di arginare gli effetti di tutti i tipi di invecchiamento e, modulata diversamente rispetto a quanto avviene nei trattamenti antiage, trova una sua applicazione anche nel trattamento dell'acne, condizione cutanea in cui la stimolazione del collagene produce grandissimi benefici”. Come funziona latecnologia biofotonica Kleresca? Ad illustrarlo è la dottoressa Francesca Negosanti: “Per ottenere un effetto antiage visibile è opportuno sottoporsi al trattamento una volta alla settimana per quattro settimane. Durante la seduta, l'area da trattare (viso, collo, decolleté oppure dorso delle mani) viene preliminarmente detersa per poi procedere all'applicazione di uno strato di gel fotoconvertitore. Usando la lampada multi-Led Kleresca, il gel viene illuminato per nove minuti e trasforma le specifiche onde luminose emesse dal Led in una luce fluorescente, le cui lunghezze d'onda penetrano in profondità e stimolano la produzione di collagene. Al termine del ciclo di trattamenti, il numero di fibre di collagene è in media maggiore del 400 per cento. Oltre a questi risultati eccellenti – continua Negosanti – è molto importante considerare la ‘discrezione' di questo trattamento, che permette ai pazienti di non avere segni visibili dopo la seduta. La pelle appena trattata può essere immediatamente esposta alla luce solare, addirittura truccata volendo. Una grande comodità con i ritmi cui siamo sottoposti al giorno d'oggi”. (MATILDE SCUDERI)