Benessere: l'indagine, 58% aziende europee 'trascura' quello dei dipendenti
Roma, 9 gen. (AdnKronos Salute) - Il 58% delle aziende dell'Europa occidentale dichiara di non aver pianificato una strategia in tema di salute e benessere per i propri dipendenti, nonostante questo sia considerato un aspetto fondamentale di una corretta politica aziendale volta ad attrarre nuovi talenti. E' quanto emerge dall'indagine 'Benefits Trends Survey' di Willis Towers Watson, che evidenzia inoltre come solo il 25% dei datori di lavoro ponga queste tematiche come uno dei punti cardine del proprio modello organizzativo e del proprio codice etico; e il 44% manifesta l'intenzione di muoversi in questa direzione entro i prossimi tre anni. La preoccupazione del benessere dei dipendenti non sembra comunque essere sottovalutata dalle aziende, nonostante questo deficit strategico: il 57% identifica lo stress come problema principale, mentre per il 27% è preoccupato per la mancanza di attività fisica. Più della metà, il 57%, dichiara inoltre che un pacchetto di benefit aiuta sia in termini di attraction che di retention. Nel tentativo di cogliere questo vantaggio competitivo - spiegano da Willis Towers Watson - il 71% delle aziende prevede di personalizzare la propria offerta di salute e benessere entro i prossimi tre anni. E in Italia come vengono percepiti salute e benessere dei dipendenti? "Nello specifico del mercato italiano - osserva Cesare Lai, responsabile Welfare & Benefits per l'Italia di Willis Towers Watson - emerge che per le aziende le principali sfide per i prossimi anni sono la crescita nei costi dei benefit (64% dei datori di lavoro a fronte del 55% dell'area Emea), l'impatto dei cambiamenti normativi e il cambiamento dei benefit obbligatori (50% versus 35%) e la disponibilità di un budget insufficiente per realizzare i cambiamenti necessari nei piani di benefit (44% a fronte del 40%)". "La mancanza di una chiara strategia da parte dei datori di lavoro e la mancanza di engagement da parte dei dipendenti con riferimento ai programmi di benefit - aggiunge Lai - sono altri due aspetti che preoccupano le aziende italiane. Rispetto al resto dell'area Emea i cambiamenti organizzativi derivanti dall'M&A e outsourcing non sono percepiti come un problema (11% a fronte del 20%). Fra le priorità delle aziende italiane per i prossimi tre anni la più rilevante è la possibilità di introdurre scelte e flessibilità nel disegno dei piani e nel potenziamento dei programmi di well-being", conclude.