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Fecondazione: nati figli coppie ricorse a Consulta, una bimba chiamata Vittoria

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Roma, 11 gen. (AdnKronos Salute) - Una bimba speciale, nata dopo tanti sacrifici da parte della sua mamma e del suo papà. Che l'hanno chiamata Vittoria, proprio per celebrare il successo del loro combattuto ricorso alla Corte costituzionale contro la legge 40/2004, che gli impediva di avere accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita: la normativa, poi modificata proprio grazie alla storica sentenza del maggio 2015, non prevedeva infatti la possibilità di utilizzare la fecondazione artificiale per le coppie fertili, ma portatrici di una grave malattia genetica. "Ora Vittoria è nata, è sana, perché la sua mamma ha eseguito la diagnosi preimpianto prima di intraprendere la gravidanza", racconta Filomena Gallo, segretario dell'Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica e legale che ha rappresentato le coppie di fronte alla Consulta per far valere i loro diritti. "Ho salutato il nuovo anno - spiega a margine di una conferenza stampa oggi a Roma - con la nascita dei figli di queste coppie che hanno combattuto e vinto la loro grande battaglia. Oltre a Vittoria sono venuti al mondo due gemellini", figli di altri due giovani 'ricorrenti' che hanno potuto, a seguito della decisione della Corte, accedere alla Pma per non trasmettere ai loro bambini la malattia di cui è portatrice la mamma, la talassemia. "Qualsiasi genitore farebbe di tutto per proteggere i propri figli da una malattia - osserva Gallo - Ora questi piccoli certo potranno ammalarsi in futuro, ma non della patologia genetica che la diagnosi preimpianto è in grado di 'vedere' nell'embrione". La segretaria dell'Associazione Coscioni punta però il dito sull'impossibilità, al momento attuale e nonostante l'aggiornamento dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) con le tecniche di Pma, "di avere un accesso omogeneo alla fecondazione assistita in tutta Italia, soprattutto a causa di tariffe riconosciute alle strutture pubbliche insufficienti a coprire tutti i costi, e all'assenza di centri che offrano la diagnosi preimpianto a tutti coloro che ne hanno bisogno: coppie fertili portatrici di malattie genetiche e coppie infertili a cui la legge consente comunque di conoscere lo stato di salute dell'embrione". "Apprezziamo i buoni intenti e l'inserimento delle tecniche di Pma omologa ed eterologa nei Lea - precisa Gallo - ma anche la diagnosi preimpianto dovrebbe essere un'indagine a carico del Ssn. E le strutture pubbliche che non hanno i macchinari adatti a eseguirla possono istituire delle convenzioni con centri privati, come già avviene in alcune realtà". "Il ministro Lorenzin, da mamma - conclude - dovrebbe capire le esigenze di queste coppie e quindi chiediamo a gran voce che nell'aggiornamento dei Lea, che avviene ogni anno, sia inserita questa importante indagine diagnostica. Potrebbe essere uno dei punti sui quali, in caso contrario, torneremo a far valere i diritti delle coppie nei tribunali".

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