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Una mostra sul cervelloe le 'istruzioni' per l'uso

A Milano in occasione dell'inaugurazione al Museo di Storia Naturale della mostra “BRAIN. Il cervello, istruzioni per l'uso” neurologi e filosofi si confrontano sulla grande rivoluzione delle neuroscienze

Maria Rita Montebelli
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Fino a circa 30 anni fa il cervello era una black box, una scatola nera misteriosa e impenetrabile. Con la rivoluzione delle neuroscienze e l'avvento delle tecnologie di neuroimaging si è iniziato a guardare all'interno di questa scatola nera e a studiare il cervello con metodi empirici come ogni altro fenomeno naturale. La distanza tra cervello, come insieme di neuroni e sinapsi, e mente, dimensione della soggettività, delle emozioni e dell'esperienza, si è progressivamente ridotta. E oggi è possibile viaggiare “al cuore del cervello” per osservare in vivo i processi neuronali che stanno dietro a pensieri ed emozioni, ma anche per approfondire la conoscenza delle malattie neurodegenerative e trovare la strada per combatterle in modo sempre più efficace. Un'avventura affascinante che viene ripercorsa in occasione della mostra BRAIN. Il cervello, istruzioni per l'uso, che si apre domani a Milano organizzata dall'American Museum of Natural History di New York in collaborazione con Comune di Milano-Cultura, Museo di Storia Naturale di Milano, Codice. Idee per la cultura, 24 ORE Cultura - Gruppo 24 ORE, Guangdong Science Center, Guangzhou e Parque de las Ciencias, Granada: una grande esposizione di carattere internazionale che, attraverso installazioni e risorse interattive, aiuterà a rivelare, anche a un pubblico non specialistico, i meccanismi che regolano le nostre percezioni, emozioni, opinioni e sentimenti. Alla vigilia dell'inaugurazione della mostra, neurologi e filosofi si sono confrontati per esplorare tutte le implicazioni scientifiche, mediche ed etiche della grande rivoluzione delle neuroscienze, sostenuta dal continuo sviluppo di tecnologie di imaging quali la Risonanza Magnetica e la PET. L'incontro è stato sponsorizzato da Novartis che ha contribuito alla realizzazione dell'edizione italiana della mostra. La sclerosi multipla, malattia degenerativa del Sistema Nervoso Centrale che in Italia colpisce circa 68.000 persone, rappresenta uno dei campi più interessanti nell'applicazione delle tecnologie di neuroimaging per conoscere e diagnosticare le malattie neurologiche. Ma anche per valutare l'efficacia delle terapie. La neuroimaging. Le tecniche di neuroimaging permettono infatti di misurare l'impatto di nuove terapie sulla perdita di volume cerebrale o atrofia, aspetto normale del nostro invecchiamento, che nelle persone con sclerosi multipla avviene in modo da 3 a 5 volte più rapido. La perdita di volume cerebrale, che si riscontra già nelle fasi iniziali nella sclerosi multipla e continua durante il decorso della malattia, è associata a perdita di funzioni cognitive e disabilità. «Misurando l'atrofia cerebrale in una persona colpita da sclerosi multipla possiamo sapere se una determinata terapia è più o meno efficace, ovvero se è in grado di rallentare il processo degenerativo», afferma Giancarlo Comi, Professore di Neurologia e Direttore del Dipartimento Neurologico e Istituto di Neurologia Sperimentale, Istituto Scientifico San Raffaele, Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e Presidente della Società Italiana di Neurologia. «Si tratta di una misura oggettiva e riproducibile che ci sta dando informazioni importanti per capire la portata delle terapie innovative contro la sclerosi multipla». Oltre allo studio delle patologie, la grande rivoluzione delle neuroscienze ha ricadute enormi sulla conoscenza degli elementi profondi che caratterizzano il cervello e ci permette di capire le stesse basi fisiologiche e psicologiche del comportamento umano. «Le tecniche di neuroimaging, mostrandoci in concreto le basi cerebrali dei nostri comportamenti, ci permettono di superare antichi pregiudizi filosofici come la contrapposizione tra ragione ed emozione: i processi del ragionamento presuppongono in realtà la collaborazione tra aree razionali e aree emotive», afferma Michele Di Francesco, Professore ordinario di Logica e Filosofia della Scienza e Rettore dell'Istituto Universitario di Studi Superiori IUSS di Pavia. «Inoltre oggi possiamo capire il modo in cui il cervello contribuisce alle attività degli esseri umani in quanto animali sociali: i neuroni specchio, le strutture cerebrali che permettono la comprensione delle intenzioni altrui, potrebbero essere la base biologica dell'empatia tra le persone». (LARA LUCIANO)

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