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La campagna ‘è tempo di vita'sul tumore del seno avanzato

Un'iniziativa dalle molteplici sfaccettature, che nell'arco di tutto il 2018 ha informato e sensibilizzato la popolazione su questa grave neoplasia, che ad oggi nel nostro paese colpisce circa 30mila donne, ma anche chi sta loro vicino

Maria Rita Montebelli
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È nata per fornire strumenti concreti ‘È tempo di vita', la campagna nazionale rivolta alle pazienti con tumore del seno avanzato e a chi sta loro accanto durante questo percorso difficile. La campagna promossa da Novartis in collaborazione con 'Salute donna' onlus e la 'Società italiana di psico-oncologia' (Sipo), con il patrocinio della 'Fondazione associazione italiana oncologia medica' (Aiom) si articola in diverse iniziative: eventi per informare e sensibilizzare la popolazione su questa grave patologia, come quello che ha visto accendersi di luce viola la torre dell'orologio di Palazzo Giureconsulti per puntare i riflettori su questa neoplasia; il sito web www.tempodivita.it, uno spazio pensato per offrire informazioni chiare sulla patologia, favorendo una più ampia conoscenza dei suoi risvolti sociali, psicologici ed emotivi, e per fornire strumenti pratici e utili per la sua gestione e comprensione; un decalogo sugli aspetti psicologici della patologia, un vero e proprio vademecum, messo a punto dalla Sipo e disponibile anche nella versione più approfondita di opuscolo a due percorsi di lettura, uno per il paziente, l'altro per chi le sta vicino, con consigli pratici per affrontare insieme la difficile esperienza del tumore. L'opuscolo è il primo di una collana dedicata al tumore al seno avanzato che nei prossimi mesi si arricchirà di altri prodotti editoriali, ognuno dei quali approfondirà uno specifico aspetto della patologia. Sono state inoltre realizzate delle video pillole, brevi filmati disponibili sul sito, che forniscono elementi utili per comprendere quali comportamenti mettere in atto per evitare l'isolamento di queste donne. La campagna, nell'arco di tutto il 2018, ha inoltre messo in campo un intenso programma di incontri sul territorio all'interno dei principali centri italiani di oncologia, a contatto diretto con le pazienti e i loro cari. Uno sviluppo del progetto che ha visto il coinvolgimento delle due figure chiave dell'oncologo medico e dello psico-oncologo, per guidare pazienti e famiglie in un percorso strutturato di confronto e di scambio per imparare a convivere con la patologia. I dati relativi al nostro paese indicano che 1 donna su 8 in Italia si ammala di tumore del seno nel corso della sua vita. Tra le patologie oncologiche è la più diffusa tra il genere femminile, con circa 50 mila nuovi casi ogni anno in Italia, e con un trend di incidenza in leggera ascesa (+0,3 per cento). Di questi casi il 30 per cento è destinato a progredire e a evolversi in tumore avanzato. Il tumore del seno si definisce avanzato quando cellule provenienti dal tumore primitivo, inizialmente localizzato alla mammella, si sono diffuse in altre parti rispetto al punto d'origine. Complessivamente, si stima che siano circa 30 mila le pazienti malate di tumore del seno avanzato in Italia. Sebbene, infatti, non si possa parlare di guarigione, grazie ai progressi della ricerca scientifica oggi è sempre più possibile avvicinarsi alla cronicizzazione del tumore del seno avanzato. Negli ultimi dieci anni i miglioramenti sono stati rilevanti grazie all'introduzione di nuove molecole efficaci, che stanno portando a un controllo sempre maggiore della fase definita ‘sopravvivenza libera da progressione', che va via via prolungandosi. Non solo, grazie alla possibilità di prevedere fasi di trattamento a bassa tossicità, le pazienti oggi possono condurre una vita attiva e vicina il più possibile alla normalità. Si sono aperte anche nuove prospettive di cura: grazie ad esempio a una nuova classe di farmaci, gli inibitori delle chinasiciclina-dipendenti (Cdk) 4/6 anche per le pazienti con patologia mammaria Hr+/Her2-. Questi farmaci, impiegati in aggiunta alla terapia ormonale nelle donne con tumore del seno avanzato Hr+/Her2-, hanno dimostrato di migliorare i risultati ottenuti con la sola terapia ormonale e di prolungare la sopravvivenza libera da progressione. Il tempo delle pazienti aumenta dunque sia come quantità sia come qualità. Ecco perché diventa sempre più importante dar loro tutti gli strumenti possibili perché il tempo della malattia sia davvero tempo di vita. (MATILDE SCUDERI)

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