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Su salute sessuale e fertilitàinterroghiamo gli specialisti

Medici di medicina generale, pediatri, ginecologi, andrologi e molti altri specialisti sono stati chiamati a rispondere all'indagine promossa dal ministero della salute. Buone le conoscenze dei nostri medici ma emerge qualche criticità

Maria Rita Montebelli
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Emanati i risultati di una grande indagine a livello nazionale sulla fertilità e la salute sessuale e sui professionisti di area sanitaria coinvolti in questo ambito. Un progetto nato nel 2015 su impulso del ministero della Salute, nell'ambito delle azioni centrali del programma del Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ccm) che ha lo scopo di raccogliere informazioni sulla salute sessuale degli italiani in modo da orientare e sostenere la programmazione di interventi a sostegno della fertilità in Italia. Sono state realizzate indagini rivolte sia alla popolazione potenzialmente fertile - adolescenti, studenti universitari e adulti in età fertile - sia ai professionisti sanitari - pediatri di libera scelta, medici di medicina generale, ginecologi, andrologi, endocrinologi, urologi, ostetriche – che hanno avuto luogo in un arco di tempo piuttosto ampio: il progetto è infatti iniziato ad aprile 2016 e terminato a ottobre 2018. Il coordinamento dello studio è stato affidato all'Istituto superiore di sanità (Iss) e hanno partecipato come unità operative: 'Sapienza' università di Roma, Ospedale evangelico internazionale di Genova e Università degli studi di Bologna. Di seguito, suddivisi per tranche di popolazione, ecco alcuni dei dati raccolti durante lo studio nazionale sui professionisti della salute. (MATILDE SCUDERI) 1. INDAGINI PROFESSIONISTI: PEDIATRI DI LIBERA SCELTA E MEDICI DI MEDICINA GENERALE Questa indagine è stata condotta con invito via email ai soci della Federazione italiana medici pediatri (Fimp) e della Federazione italiana medici di famiglia (Fimmg) ed ha riscontrato una limitata adesione: 706 pediatri (Pls), con tasso di rispondenza di 14,1 per cento e 759 medici di medicina generale (Mmg), pari a un 15,2 per cento di rispondenza; ·         in generale si rileva un buon livello di conoscenza in ambito di salute riproduttiva tra i professionisti di base; ·         tuttavia si evidenziano bisogni formativi su alcune aree e sulla relativa comunicazione agli assistiti. In particolare: o   per i Pls: l'importanza di alcune vaccinazioni anche al fine di preservare la capacità procreativa; l'importanza dell'obesità e dell'eccessiva magrezza sulla fertilità; informazioni fornite agli adolescenti sui rischi delle infezioni/malattie sessualmente trasmissibili e sulla non efficacia dei contraccettivi orali per la protezione dalle infezioni sessualmente trasmissibili; o   per i Mmg i bisogni formativi risultano principalmente su: prescrizione di acido folico a tutte le pazienti che manifestano desiderio di gravidanza; non raccolta nell'anamnesi, dell'età della menopausa della madre della paziente; informazioni ai giovani assistiti o con i loro genitori sulla vaccinazione per il virus Hpv; percorsi per salvaguardare la fertilità di giovani assistite che devono sottoporsi a chemioterapia; ·         ulteriore criticità emersa nei due gruppi di professionisti è la percentuale di medici che ha partecipato ad eventi di aggiornamenti di salute riproduttiva: solo l'8 per cento dei Pls ed il 20 per cento dei Mmg. La necessità di maggiori informazioni ed eventi formativi in materia di tutela della fertilità e di salute riproduttiva è stata chiaramente manifestata dai professionisti che hanno collaborato allo studio. 2.   INDAGINI PROFESSIONISTI DELLA SALUTE RIPRODUTTIVA: GINECOLOGI, ENDOCRINOLOGI, ANDROLOGI, UROLOGI E PERSONALE OSTETRICO ·         Questa indagine è stata condotta con invito via email ai soci delle principali Società scientifiche e Federazioni di categoria, in ambito di salute riproduttiva, e ha riscontrato una limitata adesione da parte dei professionisti. Hanno risposto al questionario: 376 ginecologi (11 per cento), 113 endocrinologi (10 per cento), 238 andrologi/urologi (23 per cento) e 1171 personale ostetrico (11 per cento); ·         Per quanto riguarda le conoscenze e la pratica clinica, in generale, i professionisti hanno buone conoscenze (3 professionisti su 4 hanno risposto correttamente alle domande nella maggioranza dei casi); ·         Dalle risposte fornite tuttavia appaiono evidenti alcune aree su cui sarà necessario concentrare l'attività formativa: o   anche in questo caso non è chiaro per tutti che l'età, anche quella maschile, è una componente fondamentale della capacità riproduttiva e che bisogna insistere su questo tema con i/le pazienti/coppie, quando c'è il tempo per intervenire; o   è ancora non soddisfacente l'informazione erogata da parte degli operatori sui rischi delle patologie sessualmente trasmissibili, in particolare non se ne parla a sufficienza ai soggetti più esposti; o   ancora non tutti hanno chiara la necessità di effettuare la profilassi preconcezionale con acido folico e la tempistica con cui eseguirla; o   ancora si prescrivono ai maschi infertili terapie non del tutto appropriate in condizioni in cui le linee guida danno invece indicazioni chiare; o   anche nel campo della fertilità femminile persistono ancora, seppure minoritarie, pratiche chirurgiche non più appropriate; o   è generalizzato un infondato ottimismo sulle possibilità delle tecniche di Procreazione medicalmente assistita (Pma) di risolvere sempre i casi di infertilità. Persiste, inoltre, la tendenza a consigliare la Pma a pazienti in cui è evidentemente inutile, generando aspettative che procureranno frustrazione alle coppie.

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