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Day service, effetto positivosulle complicanze del diabete

Può una strategia di screening avere un impatto sull'andamento di una patologia? Uno studio dell'Università di Padova sembrerebbe dimostrare che lo screening intensivo delle complicanze croniche del diabete migliora la prognosi

Maria Rita Montebelli
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Molto spesso le persone con diabete di tipo 2 sviluppano comorbilità, in particolare quelle legate all'area cardiovascolare. In questo tipo di pazienti la prevenzione cardiovascolare è fondamentale, tuttavia, nella pratica clinica la programmazione delle indagini e delle visite di screening varia spesso in base alle risorse disponibili e all'organizzazione dei singoli centri di cura. Ad oggi non è noto se la modalità di somministrazione degli screening possa avere un impatto sugli eventi cardiovascolari, quindi un'équipe di ricercatori dell'università di Padova ha deciso di indagare: “obiettivo del nostro studio – spiega il dottor Mario Luca Morieri del dipartimento di medicina dell'Università di Padova – è stato quindi di valutare se una strategia di screening delle complicanze croniche del diabete (ossia ricerca di retinopatia, nefropatia, neuropatia e cardiopatia) eseguita in maniera ‘intensiva' (percorso giornaliero dedicato, spesso noto come Day-Service) avesse un impatto più positivo sugli eventi cardiovascolari rispetto ad uno strategia ‘classica', con esami diversi effettuati in diversi giorni”. I risultati dello studio sono stati presentati nel corso del 55 congresso della European association for the study of diabetes (Easd). Nel corso della ricerca sono stati analizzati i dati raccolti su oltre 5 mila soggetti seguiti tra il 2007 e il 2015 presso il servizio di diabetologia dell'unità operativa complessa malattie del metabolismo dell'università di Padova. Sono stati confrontati 357 soggetti esposti allo screening intensivo con 683 soggetti esposti allo screening standard, e aventi caratteristiche cliniche simili tra di loro. “Il nostro studio – commenta il dottor Morieri – ha evidenziato come i soggetti che avevano eseguito lo screening intensivo, avevano un rischio di eventi cardiovascolari del 30 per cento inferiore a quello dei soggetti con screening standard. In particolar modo, lo screening intensivo si associava a marcata riduzione, circa del 57 per cento, del rischio di essere ricoverati per scompenso cardiaco. Il controllo dei fattori di rischio classici (esempio compenso glicemico e profilo lipidico) è risultato sovrapponibile nei due gruppi, pertanto è ipotizzabile che lo screening intensivo abbiamo migliorato altri importanti aspetti della cura del diabete, come ad esempio aver indotto una miglior consapevolezza rispetto al proprio stato di salute. L'effetto di questa maggior consapevolezza, potrebbe aver migliorato aspetti quali lo stile di vita o l'aderenza terapeutica, tali da indurre una significativa riduzione del numero di ricoveri per infarto cardiaco, ictus o scompenso cardiaco. Nella pratica clinica, sebbene siano necessari altri studi di conferma, si conferma l'utilità di pianificare percorsi diagnostici-terapeutici assistenziali o Day-Service, per ridurre il peso della malattia cardiovascolare nel soggetto con diabete di tipo 2. Pianificare strategie di screening intensivo con esecuzione di test diagnostici nell'arco di una sola giornata, sembra portare dei benefici sulla salute cardiovascolare a lungo termine, rispetto all'applicazione di strategie di screening con esecuzione di visite dilazionate nel tempo. “Questo studio – commenta il professor Angelo Avogaro, direttore unità operativa malattie del metabolismo, dipartimento di medicina, università degli Studi di Padova – ha dimostrato l'importanza di avviare percorsi diagnostico-terapeutici per migliorare la gestione integrata del diabete tipo 2 e per ridurre il rischio di futuri problemi cardiovascolari”.

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