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Dolcificante peggio dello zucchero, lo studio che smaschera la farsa sulle calorie

Caterina Spinelli
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Sono quelli che al bar con tono stentoreo, davanti alla tazzina di caffè appena servita, chiedono a voce alta, quasi volessero farsi sentire da tutti: «Scusi, ma non avete il dolcificante?». Quelli che in viaggio o durante una fredda giornata passata in montagna, chiusi in una baita mentre fuori infuria la tormenta, ingnorando la tazza fumante di the o di cioccolata, tirano fuori dagli anfratti degli zaini una bustina cincischiata, e con un sospiro di sollievo esclamano: «Per fortuna ho trovato il mio dolcificante!...». Sono le amiche che, durante una sosta in un locale della Cappadocia, tra pecore ed anziani avventori che scrollavano il capo, hanno preteso dal barista turco di avere proprio il dolcificante, chiedendolo in italiano e scandendo con rabbia impotente la parola, «dol-ci-fi-can-te». Ecco, come si sentiranno tutti costoro nell' apprendere che il loro irrinunciabile talismano (pseudo) dietetico non solo non servirebbe a nulla, ma anzi potrebbe essere l' effetto contrario a quello desiderato? CONVINZIONI PASSATE Succede infatti che un team di ricercatori della University of South Australia abbia appena pubblicato i risultati di elaborati studi sul tema sulla rivista Current Atherosclerosis Reports, giungendo alla conclusione che l' uso dei dolcificanti potrebbe addirittura provocare un aumento di peso rispetto a chi invece non li usa. Un tempo si era convinti che lo zucchero, sia pure consumato senza esagerazioni, facesse bene e addirittura aiutasse a far funzionare meglio le proprie capacità intellettive. Poi è arrivata la moda, anzi la psicosi delle diete, e la "scoperta" del dolcificante, con tanto di immediato contrordine: basta con quel killer dello zucchero, d' ora in poi solo dolcificanti. E non soltanto nel tè o nel caffè: anche nella preparazione di dolci e lieviti s' è fatta largo la sarabanda di sostanze alternative dallo zucchero di canna alla stevia, e poi miele, sciroppo d' agave, melassa... Molto attuali, esibite come patente di reale correttezza alimentare, ecocompatibile, ecosostenibile, a chilometro zero e via dicendo. Adesso Peter Clifton, autore principale di questi nuovi studi, spiega che fra le ricerche analizzate c' è quella condotta negli Stati Uniti su più di 5mila persone seguite per ben sette anni. Dalla quella, come detto, è emerso che chi ha usato molti dolcificanti ha poi preso più chili superflui degli altri. I fattori sarebbero molteplici: chi consuma questi prodotti, per esmepio, tende in realtà a non ridurre l' uso di zuccheri, ma alla fine usa sia gli uni che gli altri, convinto che, visto che "blinda" la linea con i dolcificanti, possa permettersi di mangiare quel che vuole. Inoltre, spiega sempre Clifton, proprio i dolcificanti «cambiano la flora batterica intestinale, quindi si potrebbe arrivare a un aumento di peso e a un conseguente rischio di diabete di tipo 2». Nientemeno. DATI STATISTICI Come se non bastasse, altre ricerche hanno rilevato che potrebbe esistere un nesso tra l' uso di dolcificanti e un maggior rischio di contrarre alcune malattie, da quelle cardiovascolari fino alla demenza senile, anche se in questo senso il meccanismo non è stato chiarito, e però esistono dati statistici a confermare la tendenza. Che avessero ragione, allora, a pensare una volta che lo zucchero rinforza il cervello? In ogni caso, la conclusione degli esperti è sempre la stessa: fate una dieta sana, e lasciate perdere i dolcificanti. In vista del Natale, e delle conseguenti abbuffate, tutto sommato si tratta una notizia ricuorante. E per tutti coloro che si sono sentiti al bando o sottoposti alla "tirannia" dell' alternativa sana alla zucchero, un momento di liberazione, di rivincita e di riscatto. Fino alla prossima scoperta. di Caterina Maniaci

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