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Cervello, la paura di diventare poveri diventa una malattia: come riconoscerla, come difendersi

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Davide Locano
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Matteo ha 19 anni e un pensiero che lo tormenta: è ossessionato dai soldi. Esce coi compagni di università, spende 10 euro per una pizza e una bibita, si diverte, ma quando torna a casa sta male. Passa ore ad autoconvincersi che non è uno spendaccione. Si affligge. E la fissazione di spendere sempre meno lo porta persino a privarsi della compagnia degli amici. Ogni volta che fa la spesa, o quando deve pagare l'affitto, l'ansia lo stritola. Una morsa che lo spinge dritto nel tunnel della depressione. Giulia, invece, ha un'attività commerciale. Tutte le volte che deve pagare fornitori, bollette e tasse, le manca l'aria. Le viene la tachicardia. Ha paura di diventare povera da un momento all'altro. Poi c'è Grazia, che non tira mai lo sciacquone per non sprecare acqua, e non usa il telecomando della tv per non scaricare le pile. Teme di rimanere senza soldi durante la vecchiaia, risparmia su tutto. Soffre, piange, si deprime. Nomi di fantasia, storie reali. Non si tratta di avidità né di avarizia: gli psicologi americani l'hanno ribattezzata iperopia, come l'incapacità a distinguere oggetti vicini pur vedendo perfettamente quelli lontani. Una sindrome che ti porta a pensare di non avere sotto controllo il futuro economico. E offusca la mente a tal punto da creare panico, tristezza, ansia, stress e persino depressione. Attenzione, nulla centra con la necessità di risparmiare, o di cambiare stile di vita magari per via della crisi economica di questi anni. Questa preoccupazione diventa patologia quando si finisce in un vortice di privazioni per inseguire un futuro tranquillo, dimenticandosi però del presente. Si pensa al risparmio facendosi mille paranoie su quello che succederà magari fra dieci anni, e ci si nega ogni piacere, e a volte anche bisogni effettivi, nell'immediato. Un disturbo ossessivo-compulsivo che porta sul lettino dello psicoterapeuta. Leggi anche: Urina, il messaggio dalla vostra pipì che può salvarvi la vita «Bisogna distinguere la dimensione patologica in senso stretto da situazioni di risparmio ordinario - spiega Bruno Mazzara, psicologo e professore di psicologia dei consumi all'università La Sapienza di Roma -. In una condizione di fragilità psicologica, con l'aggravante di uno stato economico non dei migliori, l'insorgere dell'iperopia è favorito. La cosa peggiore è l'incapacità di godere di quello che si ha nel quotidiano. Il danno più grosso che ne consegue è l'ansia per il futuro». Altri fattori che possono caricare ulteriormente la patologia sono la scarsa autostima e la mancata realizzazione affettiva. Ma anche chi sta bene economicamente può finire nel burrone dell'iperopia. «Dipende dall'origine. Naturakmente una persona con un equilibrio personale fragile e instabile cade più facilmente nella patologia. Non c'entra la condizione economica. Certo, a parità di condizioni psichiche, questa fa la differenza». A incidere è anche il contesto socio-culturale: le sindromi da risparmio evolvono più facilmente dov'è maggiore la competitività. «Chi si sente meno dotato nella gara al successo, è più a rischio» spiega Mazzara. Una patologia, quella del risparmio a oltranza, che è l'opposto dello shopping sfrenato e compulsivo, quella necessità ingovernabile di comprare ogni cosa pur senza averne bisogno. Ma è l'altra faccia della stess ansia: «La spinta continua a spendere crea condizioni di ansia che poi possono evolvere nell'opposto». La faccenda si fa seria quando il risparmio viene portato all'inverosimile nelle attività quotidiane, come il mangiere e l'igiene. Come detto, non si tratta di parsimonia: l'iperopia potrebbe essere collegata anche a quello che gli psicologi chiamano il “rimorso del consumatore”, sensazione di malessere che colpisce le persone che si rendono conto di aver comprato qualcosa che si è poi rivelato inutile. Ma se nella maggior parte dei casi il rimorso si esaurisce nel giro di poco, sono i piaceri persi per pensare troppo presto al futuro a causare i maggiori disagi. E a far sprofondare nel baratro i malati di risparmio. di Massimo Sanvito

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