Listeria, ecco come difendersi dal virus: "Può anche essere mortale"
Nuovo allarme Listeria. Questa volta nel mirino del ministero della Sanità è finito un lotto del prosciutto cotto “Cesare Fiorucci”: si tratta delle vaschette da 90 grammi, con scadenza datata 5 agosto 2018 e identificato dal numero di serie 8278001840. Segnatevelo, se ne avete una confezione in frigorifero è meglio rinunciare al panino in programma e cambiare menù. Anzi, conviene proprio riportare l'incarto al punto vendita dove è stato acquistato, come suggerisce il dicastero di Giulia Grillo. Tanto per essere sicuri diversi supermercati abruzzesi e siciliani hanno già ritirato dagli scaffali quelli in loro possesso e la società produttrice ha messo a disposizione il proprio numero verde per le informazioni più dettagliate. Ché con la salute, ovvio, non si scherza. Leggi anche: Listeria, il famosissimo prosciutto cotto ritirato DA NON SOTTOVALUTARE «Il batterio non va sottovalutato», ricorda Debora Rasio, ricercatrice nutrizionista dell'università San Raffaele, «e può portare anche ad infezioni mortali». Insomma, non è una questione da prendere sotto gamba. «I giovani che hanno un quadro clinico ottimale possono “cavarsela” con sintomi anche banali, come qualche disturbo intestinale ed episodi di diarrea», continua la dottoressa, «ma nei soggetti a rischio, come gli anziani o i bambini, le ricadute sono molto più elevate, si può arrivare anche alla setticemia e la localizzazione del virus può avvenire nel cervello. Mentre le donne in gravidanza potrebbero trasmettere la malattia al feto». La parola d'ordine è prevenzione: «Chi accusa i sintomi deve immediatamente recarsi al presidio sanitario più vicino, i medici di competenza, in questi casi, sono i più titolati a intervenire», chiosa Rasio. Dopodiché i consigli sono quelli di sempre: non consumare prodotti scaduti specie se freschi, cuocere quelli surgelati a una temperatura superiore ai 75 gradi centigradi (il microrganismo Listeria monocytogenes muore ad alte temperature) ed evitare assolutamente lo scongelamento rapido sotto l'acqua calda. «I cibi più a rischio sono quelli pronti al consumo, come la carne cruda o poco cotta, i salumi e i formaggi con latte non pastorizzato», commentano invece le dottoresse Franca Di Giovanni e Ombretta Pellerey del laboratorio di sicurezza alimentare Bioleader, «una corretta igiene domestica può essere utile». Sicuramente. Prima è toccato al minestrone Findus e di altre famose marche della grande distribuzione (messo sotto accusa anche in altri Stati europei), adesso è il turno degli insaccati. E proprio per questo ad alzare il tiro è la Coldiretti che, facendosi sponda del richiamo ministeriale di ieri, rilancia la proposta di obbligo dell'etichetta di origine sui salumi. ETICHETTATURA «Così facendo», ammonisce il suo presidente, Roberto Moncalvo, «si tutelano i consumatori visto che, oggi, due prosciutti su tre venduti in Italia provengono dall'estero, ma si toglie anche il segreto sui flussi commerciali e si consentono interventi rapidi e mirati». Con la listerosi, gli esperti sono unanimi, c'è poco da ridere: può assumere diverse forme, dalla gastroenterite acuta (che si manifesta con la digestione, cioè nel giro di poche ore dall'assunzione), alla meningite o all'encefalite. È inutile gridare alla pandemia prima del tempo, come sottolinea Rasio la maggior parte degli adulti in buona salute incappa in qualche disturbo solo se la contaminazione è molto elevata. Tuttavia chi soffre di immunodeficienze o ha un qualsivoglia altro problema fisico potrebbe incappare in un rischio molto maggiore. Le cure, trattandosi di una malattia batterica, passano tutte per il trattamento antibiotico e, a ogni modo, solo un medico specializzato è in grado di effettuare una diagnosi accurata. L'importante è non farsi prendere dal panico, e presentarsi in ambulatorio alla prima avvisaglia. Se poi è un falso allarme, tanto di guadagnato. di Claudia Osmetti