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Estate 2010, i 5 consigli degli esperti Codemotion per rendere i videogiochi educativi (e non una dipendenza)

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Maria Pezzi
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Tempo di vacanze e di relax per tutti. L'estate è ufficialmente iniziata e, complice il tempo libero e il caldo opprimente, sono in molti a decidere di trascorrere queste lunghe giornate al fresco, in casa o in hotel, magari in compagnia di un videogioco. Che sia su smartphone, pc o console, oggi oltre il 30% della popolazione (adulti e bambini) alimenta il mercato dei videogiochi che nel 2018 ha superato a livello globale un fatturato di 140 miliardi di dollari circa. Secondo i dati raccolti da Dataroom del Corriere della Sera, il 57% degli italiani tra i 16 e i 64 anni ha giocato ad almeno un videogioco nei 12 mesi precedenti, percentuale che porta a una popolazione di gamer pari a 17 milioni. Ma i veri protagonisti di questa forma di intrattenimento sono i bambini e i ragazzi. In Italia non ci sono rilevazioni puntuali: tra le ultime disponibili, una relativa al 2011 negli Stati Uniti, dove si dice che ai videogiochi si dedica il 91% della fascia di età compresa fra i 2 e i 17 anni. Per ragioni di privacy o incertezza nelle rilevazioni, le ultime ricerche sui gamer si fermano ai 16 anni, tralasciando dunque l'età più sensibile che va dai 6 ai 15 anni. Ma se anziché giocare soltanto passivamente, i ragazzi diventassero i veri protagonisti della tecnologia, imparando a programmare il proprio videogioco? Questa è la proposta disruptive di Codemotion kids! che da sempre organizza corsi di programmazione, robotica e creativa digitale per i più piccoli, pensati per sviluppare il pensiero computazionale e rendere i bambini creatori di tecnologia. Codemotion è la piattaforma che supporta gli sviluppatori nella loro crescita professionale e aiuta le aziende a coinvolgerli in attività di marketing, hiring e open innovation. Dunque in particolare in questo periodo ‘caldo' della pausa scolastica, Codemotion vuole porre l'attenzione su quella che è la fascia d'età più a rischio (12-16 anni) in termini di “dipendenza dai videogiochi”, ideando un vero e proprio ‘manuale d'uso consapevole' del videogioco. La prima ‘strategia' è quella di spingere i ragazzi a progettare un videogioco anzichè solo giocare. Ecco, dunque, i 5 consigli del board educativo di Codemotion kids!: Utilizzare la tecnologia al meglio, passando da utenti inconsapevoli a protagonisti Tutti i bambini oggi sono nativi digitali, utilizzano quindi la tecnologia in maniera naturale. Ma questo non significa automaticamente che la comprendano. Per evitare di farli diventare "consumatori inconsapevoli" ed esporli ai rischi connessi (dai virus al sexting) è utile che quanto prima comprendano che la tecnologia è uno strumento non una "magia" e imparino a sfruttarne al meglio tutte le potenzialità Sviluppare la creatività grazie al pensiero computazionale Chi l'ha detto che la creatività sia solo nelle forme d'arte? Un ingegnere può essere un ingegnere “fuori dalle righe”, un architetto può essere un “visionario”, così come un artista può essere estremamente razionale nella sua creatività. Oltre alla lettura, alla scrittura e alla capacità di calcolo, il pensiero computazionale è una capacità fondamentale non solo per gli informatici, ma anche per i bambini. Prepararsi al Futuro Tecnologico Il Futuro Tecnologico è molto più presente di quanto si creda. Negli anni '90 si diceva che chi non avesse parlato almeno 2 lingue sarebbe stato completamente fuori dal mondo. Oggi questo discorso vale per la tecnologia. Le competenze di oggi (ancora di più quelle del futuro) richiedono che si abbia una conoscenza informatica almeno di base. Non tutti devono essere programmatori, ovviamente, ma senza un po' di conoscenza informatica, magari appresa proprio attraverso il divertimento, i nostri figli non potranno essere cittadini del mondo del futuro. Sviluppare l'attitudine al problem solving e le capacità di storytelling “Sono Mr. Wolf, risolvo problemi”. La capacità più richiesta al mondo è quella di risolvere problemi, di pensare a soluzioni alternative ‘out of the box'. Nella progettazione di una videogioco non ci sono soluzioni preconfezionate, bisogna "inventarsele" pensando fuori dagli schemi. È un allenamento mentale importante che permette ai ragazzi di sviluppare il proprio pensiero laterale. La seconda capacità più richiesta è invece il “saper raccontare storie”, il cosiddetto storytelling”. Questa soft skill è particolarmente importante per lo sviluppo dell'intelligenza emotiva, oltre che intellettiva. Sviluppare un videogioco vuol dire mettersi nei panni dei giocatori, quindi degli altri, utilizzando una dote fondamentale: l'empatia L'essere empatico implica avere una propensione maggiore alla comprensione degli altri, qualità che se applicate anche alla programmazione possono creare un prodotto vincente. Quindi chi meglio di un utilizzatore di videogiochi può capirne le dinamiche dell'attrazione e dell'appeal? “Il metodo educativo che perseguiamo nei nostri corsi si fonda sul Creative Learning - spiega Chiara Russo, Ceo e Co-founder di Codemotion - un insieme di tecniche di apprendimento creativo efficace proprio perché basato sulla passione, sulla collaborazione, sui progetti, sull'esplorazione, sulla sperimentazione e soprattutto sul gioco, che si rivela uno dei momenti più intensi e ricchi di esperienze di apprendimento”. 

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