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Smog, le nanoparticelle e la correlazione con il cancro al cervello: lo studio canadese

Stefano Boffa
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Lo smog è tra le cause del cancro al cervello. Questo è il responso di una ricerca canadese che ha avuto luogo a Toronto e pubblicata sulla rivista Epidemiology. La scoperta ha dimostrato per la prima volta come le nanoparticelle emesse da fonti inquinanti (soprattutto in situazioni di traffico) possano provocare tumori al cervello, per questo la comunità scientifica ha tenuto a lanciare l'allarme al riguardo. A riportarlo è Il Fatto Quotidiano. Al momento, in Europa non esiste un sistema che regolamenti l'emissione di queste particelle. La Ue sta pensando, infatti, a limitare tali emissioni, ma l'industria automobilistica temporeggia e si oppone ad una possibile riforma legislativa ad hoc. Attualmente, le regole Ue vigenti omologano le auto che producono particelle di dimensione minima di 23 nanometri, ma le nuove tecnologie hanno rivelato come vengano emesse anche sostanze di 2,5 nanometri, le quali vengono da noi respirate e/o tendono a penetrare nei tessuti dell'organismo umano, tra cui il cervello, arrivando così a creare i tumori. Leggi anche: Franco Prodi sul riscaldamento globale: "Una congettura, ecco quali studi ci sono dietro" L'autore dello studio, il professore associato al Dipartimento di Epidimiologia, Biostatistica e Salute del lavoro dell'Università McGill di Montreal Scott Weichenthal, ha dichiarato: "Un aumento di 10.000 nanoparticelle per cm cubo è responsabile di circa un nuovo caso di tumore cerebrale per ogni 100.000 persone.  Per stabilire tale correlazione e necessario studiare una popolazione molto ampia e disporre di un modello di esposizione alle nanoparticelle specifico per la località studiata, pertanto i nostri risultati non sono automaticamente applicabili in qualsiasi altra città". Una specificazione che ha trovato l'appoggio di Massimo Strafoggia, esperto del Dipartimento di Epidemiologia della Regione Lazio: "Per ottenere eventualmente anche nelle grandi città italiane gli stessi risultati riscontrati a Toronto, occorrerebbe ripetere lo studio localmente, usando una popolazione altrettanto cospicua".  Durante l'incontro sul tema avvenuto a Bruxelles l'anno scorso, l'Associazione europea dei costruttori auto ha chiesto un periodo di transizione di almeno 4 anni per omologare le auto con i nuovi sistemi anti-nanoparticelle, anche se le lungaggini burocratiche potrebbero influire ulteriormente sui tempi. Nel frattempo, la Commissione Ue ha commissionato due indagini scientifiche e due ulteriori studi: uno per analizzare la legislazione internazionale e le possibili opzioni legislative a livello Ue; e un secondo per valutare la fattibilità tecno-economica e l'atteso impatto dei nuovi limiti di emissione. Per ora, però, non sono ancora state calendarizzate delle proposte normative concrete al riguardo.

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