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Buco dell'ozono, ribaltone scientifico: la foto satellitare che smentisce Greta Thunberg ed eco-talebani

Cristina Agostini
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Negli anni Ottanta nessuno parlava di riscaldamento globale. Il cuore degli eco-consapevoli di tutto il mondo batteva per l' ozono della stratosfera, il cui assottigliamento sembrava sul punto di cambiare per sempre la vita sulla Terra. Il "buco" nel livello di questo gas sopra l' Antartide fu scoperto da un gruppo di scienziati britannici nel 1982. E da allora, per due decenni, con cadenza quasi quotidiana i telegiornali ci hanno tenuti aggiornati sulle dimensioni di quello sbrego. Di regola si allargava, ma qualche rara volta si contraeva, a seconda delle stagioni e di chi lo misurava. Dimostrando, pure in quel caso, che dinanzi a fenomeni di tale portata gli scienziati procedono a tentoni. Greenpeace e le altre associazioni ambientaliste sfornavano rapporti apocalittici, gli ecologisti scendevano in piazza per chiedere ai governi di togliere immediatamente dal commercio i clorofluorocarburi (cfc), composti chimici presenti nelle bombolette spray e nei circuiti di raffreddamento, ritenuti responsabili del fenomeno. L' oceanologo francese Jacques-Yves Cousteau avvertiva che era molto più importante difendere l' ozono, barriera contro i raggi ultravioletti, che non la foresta amazzonica, perché era dal primo che dipendeva l' equilibrio delle specie viventi. Il parlamento di Strasburgo intimava di ridurre entro pochi anni le emissioni dei gas cfc, la commissione guidata da Jacques Santer avvertiva i Paesi europei che quel buco lassù era «un rischio per la salute che non si può più ignorare», quasi tutti gli scienziati chiedevano di fermare la catastrofe e persino il repubblicano George Bush, presidente degli Stati Uniti, prometteva l' impegno della sua amministrazione. Pure allora l' allarmismo sconfinava nel ridicolo. Sul banco degli imputati finirono gli asmatici e i sofferenti di altre malattie respiratorie, colpevoli di usare nebulizzatori contenenti i gas ammazza-ozono. E l' Agenzia ambientale delle Nazioni Unite diffuse un rapporto nel quale, secondo la solita Greenpeace, si dimostrava che l' allargamento del buco avrebbe aumentato, «se non il numero di casi, la gravità dell' Aids o accelerato il decorso infettivo della malattia». Le prove generali del copione che un quarto di secolo dopo, ispirato da interessi molto più grandi, sarà messo in scena nella campagna contro il «global warming». Leggi anche: Greta Thunberg, ma chi è questa ragazzina? Perché negarle il Nobel è stato un gesto pietoso Questo per dire che oggi, finalmente, dovremmo sentirci tutti sollevati, gli eco-catastrofisti di allora per primi. Ieri, infatti, è stato comunicato che il buco dell' ozono non è mai stato così piccolo dal 1982, ovvero da quando è stato scoperto e misurato. La Nasa e l' Ente americano per le ricerche su atmosfera e oceani assicurano che ora occupa una superficie inferiore ai 10 milioni di chilometri quadrati: un terzo dell' estensione massima, raggiunta tra il 2006 e il 2007, e la metà della dimensione che di regola si registra in questo periodo dell' anno. Gli stessi ricercatori lo interpretano come il segno di un cambiamento definitivo. Un incubo durato decenni si è dissolto in modo più semplice del previsto, dato che un simile risultato era atteso non prima del 2025 e che la Cina ha continuato a produrre i gas nemici dell' ozono, fregandosene dei trattati internazionali con cui si era impegnata, insieme a centinaia di altri Paesi, a smettere entro il 2010. Le cassandre, invece hanno deciso di toglierci pure questa gioia. Si tratta di una notizia buona solo a metà, hanno spiegato, perché a ridurre le dimensioni del buco non sono state le politiche di riconversione adottate nel frattempo (e pagate a caro prezzo da consumatori e contribuenti), bensì il famigerato riscaldamento globale. Le temperature più alte, secondo questa ricostruzione, ridurrebbero le reazioni fra l' ozono e i composti che lo distruggono. Un signore che si chiama Paul Newman ed è capo scienziato della Nasa ha vietato ogni festeggiamento: «È importante riconoscere che ciò che stiamo vedendo è dovuto alle temperature stratosferiche più calde. Non è un segno che l' ozono atmosferico è improvvisamente sulla buona strada per il recupero». Una storia simile fa capire molte cose. Ad esempio che il riscaldamento globale, che sia o meno di origine antropica (Franco Prodi, miglior climatologo italiano, dice che «attribuire sicuramente il riscaldamento globale alle emissioni della sola CO2 è scientificamente quantomeno avventato»), qualcosa di buono la fa, oltre a rendere più vivibili alcune zone gelate del pianeta. Un approccio razionale dovrebbe mettere pure questo, nel conto. Fingere di non vederlo, e considerare la chiusura del buco nell' ozono come una mezza sconfitta, non ha alcun senso, alla luce degli allarmi strillati per decenni e dei quali tutti oggi sembrano essersi dimenticati. Un' altra lezione riguarda i profeti di sventura, categoria alla quale appartengono quasi tutte le associazioni ambientaliste e molti scienziati. È l' eterna minaccia della tragedia incombente che dà loro potere, autorevolezza e finanziamenti. Per questo non possono accettare che un segnale di pericolo si spenga. E quando, loro malgrado, questo avviene, devono subito raddoppiare la posta sul piatto ed evocare cataclismi ancora più tremendi. di Fausto Carioti

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