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Soldi e affetti, come riconoscere il tirchio

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Giulio Bucchi
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Giorgio Armani detesta lo spreco: «Odio girare per i miei uffici e vedere che la luce è accesa inutilmente quando i miei collaboratori sono andati via». Chiara Ferragni e Fedez non lasciano mai la mancia: parola di rider, che portano loro spesso (e poco volentieri, si presume) a domicilio la cena o il pranzo. Paolo Bonolis «fatica a offrire un caffé malgrado gli ingaggi faraonici», dicono i bene informati. Anche Beppe Grillo da buon genovese passa per essere un un po' taccagno. Indimenticabile la cena per festeggiare l' ottimo risultato dei 5 Stelle alle regionali e amministrative del 2013: ognuno pagò per sé. Non mancò neppure la richiesta di uno sconto alla cassa e un ammonimento ai giornalisti: «La prossima volta venite già mangiati o col pranzo al sacco». Come ha raccontato Novella 2000 di recente. Sono loro, i moderni avari, a provare tutte le preoccupazioni del ricco e tutti i tormenti del povero. Si riconoscono subito. Sono quelli che dopo una cena con quattro amici pagano esclusivamente quello che mangiano e sono capaci di farsi mettere sul conto «un quinto di focaccia». Gli stessi che in vacanza discutono per ore sulla cassa comune. Ridicoli. Appartengono alla categoria dei tirchi subdoli invece quelli che ordinano il dolce anche se non gli va perché «tanto si divide alla "romana"». I più insidiosi sono gli spilorci che al momento del conto spariscono fingendo un' inesistente telefonata al cellulare. Poveretti, sono pervasi da tanta insicurezza, dal timore per il futuro e dalla paura di perdere tutto. Sospettosi e preoccupati di essere raggirati dal prossimo. Sono sempre all' erta. Atteggiamento tipico di chi un tesoretto ce l' ha ed è convinto di essere ricco proprio perché ha il braccino corto. Il motore dell'economia - C' è chi pensa possano in qualche modo rappresentare il motore per lo sviluppo dell' economia (nel capitalismo la cupidigia coincide con un atteggiamento virtuoso), chi li critica duramente perché estremamente immorali ed egoisti a scapito degli altri come Arpagone e chi li giudica duramente perché empi. Sono effettivamente stigmatizzati da tutte le religioni. Non dimentichiamo che per i cristiani l' avarizia è uno dei sette peccati capitali; San Paolo sosteneva che l' amore per il denaro è la radice di tutto il male. Mentre per il buddismo è uno dei tre veleni che creano un cattivo karma. Eppure ci sono scuole psicologiche che ritengono l' avarizia insita nella natura umana e che tutti, chi più chi meno, ne siano colpiti. Secondo alcuni ricercatori, autori di uno studio sull' argomento, pubblicato qualche anno fa sul Journal of Travel Research, è stata l' avidità cieca (in quanto avarizia, cupidigia, ambizione sfrenata o ingordigia) a far sì che alcuni banchieri si siano comportati in maniera così rischiosa da scatenare la crisi finanziaria. Dalla quale dobbiamo ancora riprenderci. In teoria, secondo gli esperti, «le persone più predisposte verso il guadagno e l' accumulo di quante più risorse possibili potrebbero essere quelle che se la passano meglio e che quindi hanno un vantaggio evolutivo in grado di promuovere l' auto-conservazione». Eppure il gretto raramente è felice proprio a causa della sua insaziabilità che tende a renderlo insoddisfatto. Ciononostante persiste nel vizio. Toglierselo è difficile. «Non è mai successo che qualcuno si sia rivolto a uno psicanalista perché si sentisse avaro», spiega a Libero la dottoressa Miolì Chiung, direttrice dello Studio di Psicologia Salem. «È invece possibile che, nel corso di un trattamento richiesto per altre ragioni, emergano tratti di carattere o comportamenti tipici dell' avaro». Che talvolta può risultare anche altezzoso e superbo da voler dire: «Perché devo pagare io? Devi essere onorato tu della mia presenza». E qui entriamo nel campo del "tirato" non solo con il denaro, ma anche con i sentimenti. «Parliamo di persone aride che non riescono ad avere dimostrazioni di affetto» dichiara la psicoterapeuta. «Sono insensibili e a volte non se ne rendono neppure conto, non hanno slanci, sono anaffettive. Spesso manipolatrici nei rapporti con gli altri. Capaci di farsi amare senza contraccambiare. O viceversa di condurre una vita in solitaria per proteggersi dall' ambiente esterno, visto come una possibile minaccia». E se incontrano qualcuno che cerca di sollecitarle a un cambiamento, scappano a gambe levate. Spesso, ma non è la regola, la tirchieria economica coincide con quella emotiva, svela la Chiung. «Sono uomini e donne figli di modelli familiari legati al risparmio, con un approccio alla vita costruito in modo esasperante sul sacrificio e sulla rinuncia. Il darsi agli altri può essere irrazionalmente visto come uno spreco del proprio patrimonio emozionale. Dietro ci sono quasi sempre mamme anaffettiva, con la mania del controllo, che non sono state in grado di educare all' amore», fa notare la psicologa. Lo stitico emotivo - Vivere accanto a un "braccino corto" deve essere un inferno: niente fughe romantiche, niente cene fuori, niente regali, niente coccole e zero attenzioni. Lo stitico sentimentale non riesce a empatizzare con i desideri del partner, perché è troppo concentrato a proteggere se stesso. Purtroppo esiste pure una tirchieria sessuale, un tipo di egoistica conservazione che sotto le lenzuola si manifesta con apatia, passività e freddezza. E non mancano neppure gli spilorci digitali, quelli che reputano ogni loro clic un dono, che rispondono soltanto con un sì o un no, che scrivono massimo tre parole. Chissà se l' avarizia, vista come un' insanabile tendenza ad accumulare denaro, o l' avidità questa inguaribile predisposizione a non donarsi, siano sintomi di una malattia psichiatrica oppure solo di un peccato capitale? Vero è che viviamo in una società tendenzialmente single e il ben amministrare e difendere non soltanto ciò che si ha, ma anche ciò che si è, il non concedersi mai completamente appartiene sempre di più a chi vive da solo e tende a proteggere la nicchia che si è costruito giorno dopo giorno dalle incursioni che arrivano dall' esterno. Non si spende e spande nemmeno a Buckingham Palace, dove troviamo Elisabetta d' Inghilterra, regina della parsimoia: ricicla abiti e fiocchi dei pacchi regalo, utilizza i giornali vecchi per farne giacigli per i cavalli reali. E d' inverno nella stanza dove accoglie gli ospiti preferisce ricorrere a una stufetta anziché accendere il riscaldamento (la fortuna personale di Sua Maestà ammonta a 375 milioni di sterline). E chissà se pure con i sentimenti è morigerata? di Daniela Mastromattei

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