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Dagli Usa le protesi 'sensibili'

riavviano le cellule nervose

Carlotta Clerici
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Viene presentato oggi al Congresso annuale Clinico della American College of Surgeons una bioprotesi,composta di cellule e nanoparticelle, che si innesta sull'arto amputato e siconnette con le terminazioni nervose recise nel sito di amputazione,ristabilendo i contatti elettrici naturali e quindi permettendo il 'riallaccio'dei fili di collegamento (nervi) tra cervello e arto. Il progetto, testato perora su topi, è stato finanziato dal dipartimento della difesa statunitense peri reduci dall'Afganistan e dell'Iraq. La parte della protesi che attecchisce alcorpo del paziente è fatta di cellule muscolari e di nanopolimeri, e diun'impalcatura che tiene il tutto. La sua integrazione con l'organismo è taleda consentire il ripristino, tramite la protesi, della sensibilità tattile emotoria. Si tratta di un avanzamento rispetto alle protesi tradizionali che difatto garantiscono pochissima libertà di movimento, sono ingombranti, scomode,consentono un limitato controllo motorio e non inviano al cervello nessunsegnale sensoriale che arrivi dall'esterno attraverso la protesi stessa. PaulCederna, che ha diretto il lavoro di impianto delle protesi biotech neitopolini presso l'Università del Michigan, ha spiegato che la protesi in praticapossiede una “spina” fatta di cellule e nanopolimeri. La spina allaccia leterminazioni nervose recise dall'amputazione (che altrimenti tenderebbero acrescere disordinatamente a cespuglio e quindi non sarebbero in grado diinviare alcun segnale al cervello) alla protesi stessa. L'allaccio permettealla protesi di ricevere i comandi direttamente dal cervello e di inviaredall'esterno le informazioni sensoriali sfruttando queste terminazioni nervoseche vanno a crescere ordinate sulla protesi integrandosi con essa.

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