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Terremoto in Croazia e a Verona, "c'è un collegamento tra le placche". L'esperto: "Perché l'Italia rischia"

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Il terremoto di magnitudo 6.4 che ha devastato la Croazia martedì sarebbe collegato alla scossa (4.4, preceduta da una di 3.4 e una di 2.8) che ha gettato nel panico Verona e il Nord Est poco dopo. A sostenerlo è Alessandro Tibaldi, professore ordinario di Geologia all'Università Bicocca di Milano. "Si tratta dell'avvicinamento della placca europea con quella africana, tra le quali ci sono diverse microplacche, come in questo caso quella adriatica. L'incrocio tra queste tre entità ha portato ai terremoti". Sotto la Pianura Padana, prosegue Tibaldi, "c'è una faglia, cioè una frattura che libera energia, dovuta al movimento delle tre placche di cui sopra. Il grande meccanismo regionale è lo stesso, poi l'energia si libera lungo diverse faglie. In questo caso, una in Italia e una in Croazia. Due fratture separate e lontane l'una dall'altra".

 

 

 

Questa volta, l'Italia è stata fortunata: "Il terremoto ha solo spaventato e fatto vibrare gli edifici. In genere, i guai arrivano sopra magnitudo 5". Nella stessa categoria di rischio è rientrato il terremoto di magnitudo 3.4 avvertito a Milano a metà dicembre. La zone più pericolosa, ricorda ancora il professore, è "la provincia di Udine vicino alle Alpi, è la peggiore. Alta sismicità anche sul Lago di Garda tra Brescia e Verona. La dorsale appenninica crea problemi da Modena all'Abruzzo, fino a Campania e Calabria. Il Piemonte ha sismicità bassa tranne che al confine con la Francia. Sardegna e Puglia del Sud sono i posti più tranquilli".

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