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Coronavirus, "scoperta importantissima": ecco la "macchina" che annusa il Covid e individua i positivi

Costanza Cavalli
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 In attesa che il faticoso corso dei vaccini fornisca qualche risultato di massa, e ci vorranno molti mesi ancora, perché la vita possa continuare e magari anche essere decente dobbiamo continuare a schivare quotidianamente il Covid. Cosa non facile, perché il Covid non si vede. Però qualcuno ha scoperto che, con una tecnologia adeguata, lo si può "sentire". Il qualcuno è Aiskom, società che riunisce un pool di menti italiane provenienti da aziende altamente specializzate in produzione di sensori, elaborazione di algoritmi e assemblaggio; e il prodotto il chiama Aiskom Tower Sentinel. Utilizza tecnologie che negli Stati Uniti hanno già avuto il via libera dalla Food and Drugs Administration e ha varie certificazioni fra cui quella militare, in Europa è già certificato CE in autodichiarazione (come previsto dalla legge), a giorni arriverà il CE ufficiale. In Italia siamo in ritardo. Sentinel, che ha l'aspetto di una colonnina alta un metro e mezzo sormontata da un iPad e che al dettaglio costa 12mila euro, ha due cuori: il sensore e l'algoritmo che lo fa lavorare. Il sistema "annusa" in un umano i nucleotidi del Covid-19, i mattoni elementari che costituiscono la catena dell'Rna del virus. Sfrutta un sensore interferometrico (cioè in grado di cogliere le alterazioni nelle onde e nei campi elettromagnetici) a base di grafene, una sorta di foglio di carbonio dello spessore di un atomo (la sua invenzione è valsa il premio Nobel del 2010 e sta invadendo tutti i campi della tecnologia, dall'elettronica all'aeronautica, dalla medicina all'esplorazione spaziale). Questo sensore rileva le radiazioni emesse da un corpo, è un "radar" che cerca una certa frequenza di interesse, e può riconoscere le sequenze di vari tipi di virus. Come per altri dispositivi di scansione (per esempio della temperatura) cui ormai siamo abituati, ci si mette davanti, il sistema analizza e dà il responso.

 

 

BANCHE DATI
 Nel nostro caso sa che cosa cercare perché è collegato alle banche dati dove sono depositate le sequenze conosciute del virus, per cui più le banche dati evolveranno, più il Sentinel sarà efficace. Grazie a un algoritmo, con un'elaborazione di pochi nanosecondi, dà il risultato (in modo passivo, senza emettere alcuna radiazione): "non hai il virus" oppure "richiedi assistenza e segui l'iter previsto dalle autorità". Non solo: la macchina esegue il riconoscimento facciale anche a volto coperto, con casco, mascherina, e il controllo costante della temperatura corporea; tiene anche il conto di chi entra e chi esce, per cui può indicare la capienza-limite di un luogo. E all'interno della struttura "sa" dove sono posizionate le persone, funzione che può risultare utile soprattutto nel caso sia necessario evacuare il locale. In Italia e nel mondo di queste macchine ne esistono otto, una in un ristorante di Varese, una in un'azienda bresciana con 150 dipendenti, una l'ha acquistata un Rsa, due si trovano all'ingresso di uffici milanesi e un altro a Reggio Emilia. L'ultimo arrivato è alla porta del ristorante Don Lisander, in via Manzoni, a Milano. «È una tecnologia interessantissima», spiega il titolare del Don Lisander Stefano Marazzato, «perché mette l'esercente in condizione di lavorare in sicurezza e ai clienti di muoversi in un locale 'pulito'». Da ieri, con la Lombardia in zona gialla, Marazzato ha potuto accogliere i suoi clienti. «Mi sono fatto portavoce di questo strumento incredibile», ha aggiunto, «perché vogliamo sollecitare le autorità a testarlo e certificarlo. Le sue applicazioni sono infinite, dagli stadi alle piste da sci, dalle stazioni ferroviarie agli alberghi. Non voglio arrogarmi di dire che funziona», sottolinea il ristoratore, «però mi dà sicurezza. Perché le istituzioni non fanno le prove necessarie per capire se è uno strumento valido?» Il Sentinel non è invasivo a vedersi e se individua una persona positiva al Covid lo segnala in maniera discreta, perché può essere collegato a uno smartphone nelle mani del personale.

 

 

LE FUNZIONI
Il sensore, in sé, è uno strumento molto potente: può essere usato per valutare la salubrità di un ambiente, rilevare batteri, sostanze pericolose, allergeni, effettuare analisi del sangue. Ha anche altre potenziali applicazioni, per esempio il tracciamento della merce per impedire i furti all'interno delle strutture. Per quanto riguarda le certificazioni, il sensore al grafene è un prodotto soggetto a Itar, l'International traffic in arms regulations, il regolamento americano che controlla la produzione, la vendita e la distribuzione di articoli e servizi relativi alla difesa e allo spazio (dai lanciarazzi agli hardware). Non solo: il sensore è "dual-use", ovvero è un prodotto che può avere un utilizzo sia militare che civile. Per esempio, è usato in ambito medico per le protesi mioscheletriche. Inoltre è in possesso delle certificazioni della Fda, la Food and drug administration, l'ente Usa che regolamenta i prodotti alimentari e farmaceutici; è certificato anche dalla Federal Communication Commission e dal National Institute of Standard and Technology. Con la certificazione CE, il totem potrà essere venduto con l'autorizzazione a dichiarare che il sistema rileva nucleotidi virali e li sequenzia, ma non si potrà citare il Covid-19. I risultati dei test sul sensore effettuati allo Spallanzani di Roma ad aprile sono stati confrontati con gli esiti di tamponi e analisi cliniche di laboratorio. La corrispondenza fu completa. Ma per la validazione stanno ancora aspettando. «Non vogliamo sostituirci al tampone», ripete l'azienda, «faremo tutti i test necessari». Di questi test ne è stato fatto uno eclatante nel bresciano, a marzo dello scorso anno: in elicottero hanno sorvolato l'area di Brescia, il sensore ha individuato dall'alto i soggetti positivi segnalandoli con un puntino rosso. Le zone a più alta concentrazione erano gli ospedali. Aiskom dichiara di essere consapevole che oggi questo terreno di ricerca «è minato, bisogna muoversi con parsimonia per evitare ritorsioni e problemi con le grandi multinazionali, noi in confronto siamo una piccola realtà», e per questo si muove con molta cautela.

 

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