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Variante Delta e non solo: le altre tre mutazioni in grado di resistere ai vaccini contro il coronavirus

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Il coronavirus continua a far preoccupare. Anche con i vaccini il timore di nuove varianti in grado di resistere sono elevati. Stando a uno studio pubblicato dalla Grossman School of Medicine della New York University alcune delle mutazioni emergenti potrebbero bucare la protezione offerta da una singola dose del vaccino. In particolare si tratta delle varianti Beta, Delta, Delta-plus e Lambda, che però hanno mostrato solo una resistenza "modesta" contro gli anticorpi indotti dai vaccini Pfizer e Moderna. Non per tutti i paesi è valido questo discorso. Serve infatti fare distinzione: la Lambda, che è diffusa in Sud America e pare poco pervasiva nelle zone dove è prevalente la Delta, si è espansa in Paesi dove la copertura vaccinale era solitamente costituita dai vaccini cinesi, ugualmente validi ma meno efficaci.

L'esempio più lampante è il Cile. Qui, dove la copertura vaccinale è del 64 per cento (la Lambda è al 33), si è utilizzato prevalentemente il siero cinese di Sinovac chiamato CoronaVac. Risultato? L’efficacia del vaccino è stimata al 65,9 per cento contro le infezioni, all’87,5 contro i ricoveri, al 90,3 contro i ricoveri in terapia intensiva e all’86,3 per la prevenzione di morte. Gli anticorpi attivati dal CoronaVac, però, potrebbero scendere sotto la "soglia attesa" sei mesi dopo l’inoculazione della seconda dose.

A rincuorare in ogni caso la diffusione della Lambda che globalmente è sì in crescita, ma che deve fare i conti con la Delta. La mutazione indiana del Covid rimane quella prevalente. Sicuramente la Lambda presenta varianti da tenere in considerazione, ma le sue caratteristiche rispecchiano la designazione Oms di VOI, "variante di interesse" e non VOC, "variante di preoccupazione".

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