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Variante Mu, la verità di Matteo Bassetti: "Covid e vaccini, ho sotto mano i dati". Quello che nessuno aveva ancora considerato

 Matteo Bassetti

Massimo Sanvito
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Due lettere che spaventano. Arrivano dal Sudamerica e seminano panico. Si sa ancora poco di loro e questo non fa altro che allarmare di più. Mu. E non è il verso della mucca che si insegna ai bimbi, ma l'ultima variante del panorama covid. L'alfabeto greco si allunga e il castello costruito coi vaccini rischia di cadere in mano nemica. Un paio di giorni fa, durante la conferenza stampa organizzata dall'Ema, Marco Cavaleri, responsabile Vaccini e Prodotti terapeutici per Covid-19 per la stessa agenzia europea del farmaco, lo ha detto a chiare lettere: «Stiamo monitorando molto attentamente quello che succede in termini di varianti emergenti in stretto contatto con gli organismi internazionali. A parte la Delta, diventata dominante e sulla quale siamo focalizzati, stiamo esaminando anche altre varianti che potrebbero diffondersi, come la Lambda e più recentemente la Mu. Quest' ultima potenzialmente potrebbe essere più preoccupante, perché ha dimostrato una maggiore capacità di sfuggire all'immunità».

 

 

EMA A LAVORO
Dati certi ancora non ce ne sono, nessuno sa la diffusione della variante novella né se c'è la concreta possibilità che soppianti la Delta, anche se dai primi approfondimenti in corso sembrerebbe che sia molto trasmissibile e allo stesso tempo più resistente ai vaccini attualmente sul mercato. Tanto è vero che l'Ema si è già messa in moto per capire se, e quanto, i sieri proteggono dalla Mu. Perché alla fine il nocciolo della questione è proprio lì: di varianti ne spunteranno a decine, visto che il virus per sua natura tende a mutare, ma il problema è se queste possano attecchire nonostante le inoculazioni. Era gennaio quando la Mu fu identificata per la prima volta in Colombia. Poi, lo scorso 30 agosto, è stata classificata come "variante di interesse" dall'Organizzazione mondiale della sanità, cioè una variante in grado di cambiare lo scenario generale. Si è già diffusa in decine di paesi, in Europa, Stati Uniti, Colombia, Corea, Giappone, Ecuador, Canada. In Italia, per ora, sono stati beccati un'ottantina di casi. E proprio nel nostro paese, gli esperti degli Spedali Civili di Brescia, a luglio, hanno pubblicato sul Journal of Medical Virology uno studio molto interessante. Analizzando l'organismo di un gruppo di persone vaccinate, si è evidenziato un «sensibile calo dell'efficacia del vaccino». Sarebbe davvero un bel guaio...

 

 

SERVONO PIÙ STUDI
«Innanzitutto dobbiamo dire che questa variante - che così come insegna il liceo classico dovrebbe chiamarsi Mi e non Mu - prende origine in paesi dove praticamente non esiste vaccinazione, tutto ciò a suffragare la tesi dell'importanza del vaccino. I dati che abbiamo, in ogni caso, non sembrano così cattivi e confermano ciò che vale per la Delta. Che i vaccini buchino è verosimile, non avranno il 95 per cento di copertura ma il 90...», spiega a Libero Matteo Bassetti, infettivologo e direttore del reparto di Malattie infettive all'ospedale San Martinodi Genova. Come arginarla? «Bisogna incrementare la determinazione genetica dei vari ceppi, non basta un piccolo campionamento, serve arrivareal 10 per cento. L'Italia è il paese europeo che fa meno determinazioni, siamo appena all'uno per cento. Poi è chiaro: più gente si vaccina più il virus smette di circolare». In molti, forse bombardati da informazioni allarmiste, cominciano a temerla più della Delta. «Evitiamo il terrorismo delle varianti, per favore. La Mi crescerà come numeri ma la Delta, a cui assomiglia, è molto ingombrante e penso che non si farà da parte tanto facilmente. In ogni caso, servono studi più accurati per comprenderla esattamente», sottolinea Bassetti. Anche in Giappone, all'Università di Kyoto, la nuova variante è finita sotto la lente d'ingrandimento dei ricercatori. Ed è stata presentata come «altamente resistente» sia agli anticorpi generati dal contagio con il covid, sia ai vaccini. Tutto ciò è online sul sito bioRxiv, che ospita gli articoli in attesa dell'esame da parte della comunità scientifica. Si legge: «Dimostriamo che la variante Mu è altamente resistente sia ai sieri dei convalescenti, sia a quelli degli individui vaccinati Pfizer». In particolare, si è osservato che la variante è 12,4 volte più resistente rispetto ai sieri dei convalescenti e 7,5 volte rispetto a quelli dei vaccinati.

 

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