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Epatite killer, già 17 bimbi costretti al trapianto di fegato: cosa c'è dietro al male misterioso

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Melania Rizzoli
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È un nuovo virus ancora sconosciuto alla scienza quello che sta causando i casi di Epatite Acuta Pediatrica, chiamata così poiché colpisce il fegato dei bambini da un mese di età fino ai 10/15 anni. Segnalata poche settimane fa per la prima volta nel Regno Unito, sono stati registrati circa 170 casi in Europa, dei quali una dozzina in Italia, e tuttora l'eziologia di questa infezione epatica resta sconosciuta, non essendo stato ancora individuato l'agente infettivo, il quale non corrisponde a nessuno dei test di rilevamento virali disponibili nel mondo, ed è stato accertato che questa forma di epatite non rientra nel gruppo di quelle finora conosciute, come la A,B,C,D ed E delle quali conosciamo ormai bene i marcatori, i virus, il decorso e il percorso terapeutico. La particolarità di questa nuova infezione è che compare improvvisamente, con un esordio acuto, rapido e a tratti grave, che in alcuni casi è stato gravissimo, al punto da condurre 17 piccoli pazienti europei addirittura al trapianto di fegato, uno dei quali effettuato la scorsa settimana su un bambino italiano di 10 anni.

 

 

 

MALESSERE

I sintomi che si manifestano insieme od uno alla volta sono quelli classici che variano dal malessere generale, inappetenza, nausea, vomito, mal di pancia e diarrea, il tutto senza una linea di febbre, e quando la sclera degli occhi e la pelle assumono un colorito giallastro, e le urine diventano scure come il marsala, vuol dire che il fegato è totalmente compromesso dalla infezione, come si evince sempre dagli esami specifici del sangue che confermano la diagnosi clinica, la quale impone il ricovero ospedaliero. Non è stato individuato alcun collegamento con il Vaccino Covid-19, alcuni piccoli pazienti sono risultati positivi all'infezione SARS-CoV-2, alcuni avevano avuto la virosi Covid nei tre mesi precedenti, mentre gli altri ne erano assolutamente esenti, e le eventuali associazioni tra i casi, con la caratterizzazione genetica del virus, non hanno supportato alcun sospetto di responsabilità diretta o indiretta del Coronavirus in questa patologia. È notizia di ieri che nel Regno Unito la UKHSA, l'Agenzia per la Sicurezza Sanitaria, punta l'attenzione su un ceppo di Adenovirus chiamato F41 come causa più probabile di questa epatite pediatrica, un virus non particolarmente temibile in condizioni normali, ma che, dopo le misure di precauzione imposte dalla pandemia Covid, non avendo potuto circolare tra la popolazione pediatrica come normalmente accade, una volta venuto a contatto con queste vittime susciti in esse una risposta immunitaria vigorosa. Le infezioni da Adenovirus infatti, sono comuni ed in genere provocano una malattia lieve, con sintomi simili ad una patologia influenzale, quasi mai con complicanze, e quasi mai con la complicazione dell'epatite, a meno che l'individuo non sia immunologicamente molto compromesso.

DIFESE BASSE

E tra le ipotesi scientifiche c'è proprio quella di un indebolimento dei più piccoli dovuto al lungo isolamento e dalle rigide misure di igiene imposte dalla pandemia, che non hanno permesso all'Adenovirus F41 di circolare liberamente e sviluppare la protezione immunitaria derivata come negli anni passati. La buona notizia è che ci sono le cure che permettono una remissione del quadro clinico, e che il fegato è un organo in grado di rispondere adeguatamente agli insulti virali esterni, di riprodurre tutte le sue cellule malate e nella maggior parte dei casi portare il paziente alla guarigione completa.

 

 

 

INDAGINI

Inoltre in Italia sono stati registrati pochi casi clinici che impediscono di allarmare tutti i genitori o di parlare di epidemia, e le indagini in corso per scovare il reale agente patogeno responsabile fervono in tutti i laboratori scientifici europei. Il fatto è che dovremmo abituarci alla comparsa di nuove varianti di virus in continua mutazione, sempre diverse e diversamente patogene, come negli ultimi due anni ci ha insegnato il Coronavirus con le sue molteplici facce, la cui intelligenza virale si è dimostrata indomabile all'inizio, come capacità di mascherarsi ed infettare gravemente fino ad essere letale sfuggendo a qualunque antidoto provato, una intelligenza superiore a quella dell'uomo, che però, dopo un anno, è stato in grado di ferirlo, di abbatterlo e di sconfiggerlo con i vaccini, che restano ancora e resteranno anche in futuro l'unica arma terapeutica di difesa dal mondo virale in continua evoluzione. Come evolve del resto all'unisono l'umanità intera.

 

 

 

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